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Valli e Montagne Appennino Centrale

Il Sentiero Europeo E1 nel Lazio Nord

Brevi cenni sul percorso complessivo

Si può entrare nel Lazio attraversando due vie alternative, a scelta. L’ingresso ufficiale è a Forca Canapine. Dall’Umbria si entra subito nel Lazio. Ma chi, prima di lasciare l’Umbria, ha voluto inerpicarsi fino alla cima del Monte Vettore per godere di una vista spettacolare senza tuttavia dover affrontare salite estenuanti, scendendo dal Monte Vettore (2476 m), si ritrova a Forca di Presta, altra porta di uscita dall’Umbria. Qui può decidere se entrare nelle Marche percorrendo due tappe alternative alla prima tappa ufficiale, ricongiungendosi ad essa poco prima della meta finale che è Accumoli.

Con la prima tappa ufficiale, da Forca Canapine si percorre una sterrata che inizialmente fa proprio da confine tra Umbria e Marche per circa un paio di km, tra tratti boscosi e viste panoramiche. Poi si entra decisamente nel Lazio, si attraversa la bellissima zona dei Pantani di Accumoli, si giunge con alcune svolte e qualche tornante alla chiesetta della Madonna delle Coste e quindi si arriva alle Soluzioni Abitative in Emergenza (SAE) di Accumoli, costruite in legno per dare ancora ospitalità ai terremotati del 2016, in attesa della ricostruzione delle loro case che forse non avverrà mai.

La variante da Forca di Presta si sviluppa in due tappe, attraversando ad Est le cosiddette “Terre Mutate”, ancora semidistrutte dal terribile terremoto del 2016. Si resta stupefatti dal tenace attaccamento dei popoli a queste terre montane, che offrono ancora buone possibilità di alloggio e di ristorazione con i prodotti tipici dei Monti della Laga. Frequentando questo itinerario, si fornisce anche un aiuto ed un incoraggiamento prezioso alle popolazioni dedite a far rinascere le attività locali. La prima tappa di questa variante scende ripida alle falde del Monte Vettore ed attraversa una serie di paesi ancora distrutti dal terremoto, ma che permettono di fornire i servizi essenziali alla popolazione delle Soluzioni Abitative in Emergenza (SAE), ai turisti enogastronomici del fine settimana o agli appassionati escursionisti amanti delle lunghe passeggiate tra i monti, i torrenti e le cascate dell’Appennino. Si attraversano i borghi terremotati di Pretare, Piedilama e Borgo per finire ad Arquata del Tronto, il cui Comune è al confine tra tre Regioni, Marche, Umbria e Lazio ed è racchiuso all’interno di due Aree Naturali Protette, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini a Nord e il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga a Sud. La seconda tappa di questa variante parte da Arquata del Tronto, attraversa Camartina, Pescara del Tronto e Tufo, oltrepassa il confine tra Marche e Lazio a Colle del Moro (915 m) ed intercetta, poco prima di arrivare alla Chiesetta della Madonna delle Coste, la prima tappa del percorso principale proveniente da Forca Canapine. Prosegue fino alle SAE di Accumoli.

Da Accumoli si attraversa il Fiume Tronto proveniente dai Monti della Laga ad Est e si risale tra i numerosi borghi fino a raggiungere Amatrice, il più importante di essi, in lenta ma progressiva ricostruzione. Dopo l’attraversamento su ponte del Lago di Scandarello si raggiunge l’alta valle del fiume Velino a Cittareale. Qui vicino è nato l’Imperatore Romano Vespasiano della dinastia dei Flavi. Qui gli antichi Consoli romani facevano passare l’antica via Salaria, provenendo dalle strette Gole del Velino. Questa strada permetteva ai romani di raggiungere il Mare Adriatico e organizzare il trasporto del sale, ma soprattutto la marcia delle legioni romane verso il Nord.

Dirigendoci da Cittareale verso Sud, dopo Posta, che sorveglia dall’alto il traffico sulla via consolare Salaria, il sentiero E1 si sdoppia in un percorso principale che sale lungo le propaggini ad Est del Monte Terminillo, attraversando immensi boschi e castagneti e in una variante, la cui prima tappa può essere percorsa solo d’estate, in quanto richiede frequenti guadi del fiume Velino nelle Gole omonime, guadi possibili solo nel periodo estivo, quando il Velino scende nel sottosuolo lasciando in secca il suo corso di superfice. Il sentiero principale e la Variante si ricongiungono a Castel Sant’Angelo. Dopo Antrodoco e Borgo Velino si raggiunge il Lago di Paterno, i resti romani della villa dell’Imperatore Tito, figlio di Vespasiano e le antiche Terme di Vespasiano padre di Tito, luoghi densi della antica storia romana e di resti archeologici. Dopo la visita della bella cittadina medievale di Cittaducale, si sale al Monte Ponzano, che domina con il suo castello l’ampia ansa del fiume Velino, le propaggini del Monte Nuria, il Monte Giano e la valle verso Rieti. Dal Monte Ponzano si sale alla Valle del Lago del Salto, o Cicolano dal nome dei suoi antichi abitanti al tempo dei Romani. Passando di borgo in borgo, tra foreste, valli e punti panoramici si raggiungono paesi ricchi di storia religiosa e profana. Una volta si poteva raggiungere Roma dal Nord solo mediante la Valle del Salto, quando il Tevere esondava. Attraverso i numerosi piccoli borghi del Cicolano come Pendenza, Petrella Salto, Borgo San Pietro, Fiamignano, Collemazzolino, Sant’Elpidio, Corvaro e Cartore, incontrando spesso possenti mura poligonali risalenti al periodo pre-romano, si raggiunge la Riserva Naturale della Duchessa e si entra in Abruzzo attraversando Bocca di Teve.

Di seguito in excel il file contenente i POI (Point Of Interest) da consultare per trovare alloggi, punti di ristoro, farmacie, luoghi di culto, punti panoramici, punti storici di rilievo, etc.


Tappa 1: Da Forca Canapine ad Accumoli

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 100 m. – 750 m.
ALTITUDINE: max 1630 m. ALTITUDINE: min. 880 m.
LUNGHEZZA: Km. 11,5 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 3,30 ore, S-N 4,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

La prima tappa del sentiero E1 inizia da Forca Canapine, dove la strada provinciale 64 delle Marche, effettuando una curva, prosegue nella strada provinciale 477 dell’Umbria. Siamo infatti in Umbria, ma vicinissimi al confine con le Marche.
All’inizio di una sterrata che si stacca dalla strada asfaltata in direzione sud-ovest, c’è una piccola tabella gestita dal Parco dei Monti Sibillini con le indicazioni del luogo. Si procede lievemente in salita su questa sterrata per un paio di chilometri, attraversando zone boscose, qualche tratto pianeggiante adibito a pascolo, scavalcando più volte il confine tra Umbria e Marche, fino a raggiungere la Forca dei Pantani ed entrare decisamente nel Lazio ai Pantani di Accumoli.

I Pantani di Accumoli

Qui, tra immensi pascoli erbosi e ampi laghetti si dissetano le numerose mandrie di mucche e cavalli. La zona è molto bella tutto l’anno, ideale anche in inverno per lo sci di fondo. Voltandosi indietro verso Nord si contemplano le cime umbre del Monte Redentore e del Monte Vettore, ad Est i monti della Laga innevati in inverno, ad Ovest le cime boscose del Monte dei Signori (1784 m) e del Monte Utero (1807 m), a Sud prati a perdita d’occhio. Proseguendo si arriva alla Forca dei Copelli. Qui il sentiero segue la sterrata piegando leggermente a sinistra, ma si può anche raggiungere rapidamente il grande Fontanile Copelli per fare provvista di acqua e poi raggiungere più avanti la strada sterrata verso Accumoli. Ancora più avanti si scende verso Prate Piane. Da qui, quando la strada volta a sinistra, si può proseguire dritto fino al punto panoramico del Monte Ciambella (1841 m). Si ritorna alla strada, si percorre il doppio tornante e infine si va giù ripidi fino ad arrivare all’altezza dell’Agriturismo Alta Montagna Bio.

Dopo poche decine di metri si raggiunge la Chiesetta di Santa Maria delle Coste, transennata per via del terremoto. Dopo circa 1 km su asfalto si raggiungono le SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza) di Accumoli. Il borgo è impercorribile perché ancora severamente danneggiato dal terremoto, non solo negli edifici ma perfino nei terrazzamenti del terreno. La tappa termina alla fine del muro di cinta di un cimitero a sinistra, un parcheggio per le auto lungo la strada a destra e un bar, davanti ad una piazza, da cui si dipartono una serie di strade, che portano alle SAE, all’edificio dove temporaneamente è alloggiato il Comune di Accumoli, alle indicazioni stradali per Torrita, Libertino, Ascoli Piceno.

PUNTI D’ACQUA – Fonte Copelli

PUNTI DI INTERESSE – Panorami spettacolari, Pantani di Accumoli, Chiesetta di Santa Maria delle Coste.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Agriturismo Alta Montagna Bio con bungalow per campeggio, 347 513 3299; Agricamper Il Casale nell’area di sosta per Camper di Accumoli, 347 713 9451. Dall’area SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza) di Accumoli si può proseguire in direzione di Libertino seguendo l’inizio della successiva tappa verso Amatrice e dopo 1,3 km di discesa e asfalto si arriva all’Agriturismo Le Mole, 349 776 3230, 347 445 4813, con alloggio e laghetti per pesca sportiva.

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Variante alla Tappa 1. 1a tappa: Da Forca di Presta ad Arquata del Tronto con ingresso nelle Marche

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 200 m. – 850 m.
ALTITUDINE: max 1540 m. ALTITUDINE: min. 650 m
LUNGHEZZA: Km. 12,1 km
FONDO: Sentiero, sterrato, asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 6,00 ore, S-N 7,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Forca di Presta è al confine tra l’Umbria e le Marche. La tappa inizia nel punto più alto della strada asfaltata proveniente da Castelluccio di Norcia e diretta a Montegallo, con a sinistra un tabellone del Parco dei Sibillini e l’inizio del sentiero che sale al monte Vettore, a destra la stradina sterrata che arriva ad un piccolo Rifugio con posti letto. Si scende lungo la strada asfaltata in direzione Montegallo. Dopo circa 200 m, si oltrepassa il Sasso Tagliato, un imponente roccione calcareo. Subito dopo il Sasso, a destra, si scende su un sentiero piuttosto ripido e sassoso. Si raccomanda di seguire attentamente i paletti, in quanto, dopo essere scesi giù per circa trecento metri in direzione nord-est, bisogna girare a destra voltandosi in direzione sud-est, seguendo sempre i paletti ed il sentiero abbastanza evidente. Si giunge infine alla Fonte Cappella, dove il sentiero diventa più pianeggiante.
Dopo una breve discesa, si guada il Fosso di Fonticelle ed inizia una lieve salita fino a raggiungere il Colle del Quarto, 1246 m di quota, località anche denominata Picchio7, punto di avvistamento del Corpo Forestale, uno scenografico balcone naturale sulla vallata del Tronto e sulle catene circostanti, ottimo punto di sosta.
Proseguendo da qui, si raggiunge la strada asfaltata SSP89 che da Forca di Presta scende verso Pretare. Si segue questa strada e la si lascia dopo circa 250 m per inoltrarsi a sinistra su un sentiero in mezzo al bosco seguendo i segnali verso la Fonte delle Sicinere. Con un largo giro, prima verso Nord e poi verso Sud, passando vicino ad alcune ville, si attraversano i tornanti della strada asfaltata più volte, attraversando la pineta di Pretare, scendendo lungo il sentiero detto delle Veticare, fino a raggiungere Pretare.

Pretare è il paese famoso per la leggenda delle fate, per la profetessa Sibilla e per il cavaliere medievale Guerrin Meschino. I monti Sibillini sono sempre stati meta nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, di maghi e negromanti ma anche di cavalieri erranti e uomini di cultura. La leggenda è una creazione letteraria nel secolo XV di Andrea da Barberino. Narra la leggenda che la cattiva maga Sibilla, le cui ancelle, bellissime ma con le zampe di capra per un maleficio, vivevano in una grotta del ripido pendio del Monte Vettore. Gelosa della felicità che c’era nel sottostante paese di Colfiorito, la maga provocò una imponente frana che lo rase al suolo e lo seppellì.

Pretare oggi vista dalla webcam

Dopo parecchio tempo giunsero sul posto alcuni pastori in cerca di pascoli. Le belle fate nottetempo si abituarono a scendere dal monte per incontrare i pastori, ma a tornare nella grotta alle prime luci dell’alba. Andò avanti così finché la maga se ne accorse e le rinchiuse in prigione.

Ma quando giunse il cavaliere Guerrin Meschino, che voleva incontrare la maga per sapere dove stavano i suoi genitori persi da bambino, la maga si innamorò di lui e lo sfidò a risolvere tre indovinelli. Il cavaliere li risolse e costrinse la maga a liberare le ancelle e cancellare il maleficio. Le fate quindi con i pastori fondarono Pretare dove prima c’era il paese distrutto dalla frana.

L’episodio viene rievocato ogni anno a Pretare nel mese di agosto alla presenza di una folla di turisti e di nostalgici del paese nativo.

Da Pretare si può seguire la strada asfaltata per raggiungere Piedilama, oppure, partendo dal Rifugio degli Alpini, passando accanto ad un piccolo parco, si imbocca una stradina sterrata. Questa termina dopo un centinaio di metri. Si può scavalcare una scaletta in legno ed entrare in una zona destinata all’allevamento di animali. Si seguono alcuni segni e si percorre un sentiero che gira un po’ a destra vicino ad un casale abbandonato, poi volta verso sinistra con qualche difficoltà tra grandi massi e qualche ruscello, fino ad un ponte, seguito da un cancello metallico facilmente apribile. Si sale infine a Piedilama attraversando le rovine delle case, fino a raggiungere la strada asfaltata SP89. Si risale girando a sinistra per una decina di metri, si gira ancora a sinistra davanti ad un palo con le frecce e si imbocca un sentiero seguendo le indicazioni per Borgo. Il sentiero è in salita con alcune curve a tornanti, bello e panoramico sul Monte Vettore, fino a raggiungere la quota massima di 928 m. Poi si scende in mezzo ad un bosco. Giunti all’altezza di una fonte purtroppo asciutta, si prosegue voltandosi prima a sinistra, poi a destra seguendo il sentiero, fino ad uscire tra le case di Borgo, di fronte alle SAE. Qui bisogna seguire la strada asfaltata voltando a destra verso Forca di Presta, fino a raggiungere, quasi alla fine delle case terremotate di Borgo, prima di una grande curva a destra, l’incrocio tra la SP89 proveniente da Trisungo e diretta a Forca di Presta e la Salaria Vecchia, la SP129, proveniente dalle rovine di Arquata del Tronto, zona rossa. Qui finisce la tappa, in quanto non è possibile entrare nella zona rossa ed inizia la tappa successiva da Arquata del Tronto ad Accumoli.

Arquata del Tronto dopo il terremoto

Arquata del Tronto è spaventosamente deturpato dal terremoto. Esso è l’unico comune italiano che appartiene a due aree protette, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed è sovrastato da una imponente Rocca medievale del XIII secolo. Sorge in una posizione strategica lungo la antica via Salaria, su un colle tra i monti per controllare gli scambi commerciali tra le aree tirreniche e le adriatiche, vicino al Fiume Tronto, terra di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie.

Arquata del Tronto prima del terremoto

La sua Rocca è stata frequentata da Giuseppe Garibaldi, Napoleone e dalla Regina Giovanna II D’Angiò del Regno di Napoli. Arquata è anche citata nella cronaca di viaggio che Carlo Magno intraprese nell’800 per recarsi a Roma per la sua incoronazione avvenuta la notte di Natale ad opera di Papa Leone III.

PUNTI D’ACQUA – Fonte Le Monache, Fonte di Valle Mosto, Fonte Cappella, Fonte delle Sicinere, Sorgente di S.Egidio.

PUNTI DI INTERESSE – Forca di Presta, Antica Fornace di Pretare, La Rocca di Arquata del Tronto.

STRUTTURE PER RISTORO: a Pretare Rifugio degli Alpini 347.0875331, a Piedilama L’Antico Bar 389.7975081, a Borgo Bar Ciccio 333.3269594.
PERNOTTAMENTO: a Borgo  Centro Parrocchiale AGORA’ 349.3704083; a Trisungo B&b GL’URSE 340.589466 e a Spelonga Giardino dei Monti, 329.0197663.

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Variante alla Tappa 1. 2a tappa: Da Arquata del Tronto ad Accumoli. La variante prosegue tra Marche e Lazio

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 330 m, + 400 m. – 300 m, – 250 m.
ALTITUDINE: max 1130 m. ALTITUDINE: min. 700 m.
LUNGHEZZA: Km. 17,6 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 6,00 ore, S-N 6,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Il sentiero inizia a Borgo di Arquata del Tronto, all’incrocio tra la SP89 proveniente da Trisungo diretta a Forca di Presta e la Salaria Vecchia, la SP129, proveniente dalle rovine di Arquata del Tronto, zona rossa. Siamo a 690 m di quota. Lasciate le ultime case terremotate di Borgo e percorsi pochi metri sulla SP129, un cartello stradale indica a destra Camartina, un piccolo caseggiato lungo il fosso omonimo. Ci inoltriamo quindi nella stretta stradina verso Camartina, su asfalto solo per qualche centinaio di metri. Tra le case del piccolo borgo, si passa lasciando a sinistra una fonte con l’acqua freschissima ed una grande casa che una volta era un albergo, con una vasca dove si allevavano trote nell’acqua limpida. Si prosegue lungo questo sentiero salendo dolcemente in direzione Ovest e Nord Ovest, accompagnati da una serie di cartelli come “Sentiero Natura” del Parco dei Monti Sibillini, “Cammino delle Terre Mutate”, Sentiero Italia. Ci troviamo ad un certo punto davanti ad un tornante che seguiamo, a quota 800 m. Il sentiero procede salendo abbastanza dolcemente in direzione Sud e poi Sud Est. Dopo un incrocio con un sentiero che scende a sinistra, da trascurare procedendo dritti, un altro tornante con curva a destra e poi un incrocio in cui bisogna sempre salire svoltando a 90° a destra, arriviamo ad un punto in cui dobbiamo abbandonare il comodo “Sentiero Natura” del Parco dei Sibillini, che svolta a destra (690 m di quota), mentre dobbiamo salire lungo un ripido sentiero un po’ a sinistra. Si arriva successivamente ad un altro incrocio in cui bisogna quasi inerpicarsi a destra, lungo un sentiero che risulta, almeno all’inizio, ancora più ripido del precedente. Si tratta di un sentiero di cresta piuttosto stretto e faticoso, che attraversa un fitto bosco. Si oltrepassa la Vena dei Corvi (944 m) salendo sempre fino a raggiungere un incrocio a 1060 m di quota. A questo punto si lascia il sentiero che procede ulteriormente dritto e si volta a sinistra iniziando a scendere. In questo modo abbiamo oltrepassato l’inizio del Fosso di Valle Romana, che scende in direzione Sud Est, evitando difficoltà sicuramente peggiori.

La discesa non è difficile, abbastanza panoramica malgrado la fitta vegetazione. Ad un certo punto si incontrano manufatti dell’acquedotto del Pescara, con alcuni muretti ed una strada sterrata che taglia quasi a 90° il nostro percorso. Superato questo punto, bisogna ancora scendere attraversando alcuni tornanti con frequenti incroci in cui bisogna fare attenzione a non sbagliare. Questa zona è ben curata, sede di bellissimi prati e molto panoramica sui Monti della Laga e sui borghi che si vedono in lontananza, come il borgo di Spelonga. Proseguendo a scendere, si incrocia la strada statale 685, la via delle Tre Valli Umbre, che proviene da Norcia attraversando in una lunga galleria la zona di Forca Canapine e procedendo più avanti scende sulla Salaria. Il nostro sentiero passa prima al di sopra della strada SS685, che attraversa una breve galleria, poi scende al di sotto del livello della strada mediante un altro tornante, giunge in corrispondenza del Cimitero di Pescara del Tronto. Un ultimo tornante ancora sotto la strada SS685  e si finisce sulla vecchia Salaria SP129. Si prosegue su questa strada asfaltata voltando a destra, per poco più di due chilometri, raggiungendo prima le rovine di Pescara del Tronto, poi proseguendo in direzione di Capodacqua, contemplando i panorami sui vicini Monti della Laga.

Bisogna scendere a Tufo, attraversandolo. Anche questo borgo è stato duramente colpito dal terremoto. Passate le ultime case, si attraversa su un piccolo ponte il Rio di Capodacqua. Si prende a sinistra su una vecchia sterrata ormai ridotta a sentiero erboso. Dopo circa 500 m di salita abbastanza ripida, si incrocia una sterrata. Qui si sale a sinistra, proseguendo poi in mezzo ai boschi e tenendosi sempre a sinistra nei due bivi successivi. I bivi sono ben segnalati, mentre i richiami dei segnavia nei tratti intermedi sono abbastanza radi. Si prosegue salendo nel bosco, quasi sempre su sterrata, ma con qualche tratto di sentiero. Uno di questi tratti, in un prato, è segnato da qualche picchetto con la testa colorata. Va quindi intuito, in quanto il sentiero si riduce ad una traccia di erba scalpicciata tra l’erba alta. A quota 915 m, in località Colle del Moro, si segue il confine tra Marche e Lazio, fino a svoltare a sinistra verso la Fonte Martina, entrando definitivamente nel Lazio in un bosco di querce. Più avanti il sentiero, rientrati nel bosco, si fa stretto su una costa scoscesa, in cui occorre prestare attenzione per non cadere. Si ritrova una sterrata, che costeggia un torrente, lasciandolo a sinistra, per poi attraversarlo e proseguire sempre in salita. Dopo ulteriori 600 m in salita, seguendo il sentiero che collegava Capodacqua con Accumoli, si sale fino al Colle Forcella (1127 m), altro punto panoramico. Lungo una comoda carrareccia, dopo Fonte Crocetta, si raggiunge l’Agriturismo Alta Montagna Bio e dopo pochi metri la chiesetta della Madonna delle Coste, dove la strada verso Accumoli prosegue assieme alla prima tappa principale nel Lazio, proveniente da Forca Canapine. Dopo circa 1 km, la tappa termina alla fine del muro di cinta di un cimitero a sinistra, un parcheggio per le auto lungo la strada a destra e un bar, davanti ad una piazza, da cui si dipartono una serie di strade, che portano alle SAE, all’edificio dove temporaneamente è alloggiato il Comune di Accumoli, alle indicazioni stradali per Torrita, Libertino, Ascoli Piceno.

PUNTI D’ACQUA – Fontana a Camartina, Fonte a Pescara del Tronto, Fonte a Tufo, Fonte Martina, Fonte Crocetta, Fonte Cupo.

PUNTI DI INTERESSE – Panorami spettacolari lungo il percorso, castagneti, boschi di querce, faggete.

STRUTTURE PER RISTORO – L’Osteria del Castello a Pescara del Tronto, 338 599 3283.

PERNOTTAMENTO – Agriturismo Alta Montagna Bio con bungalow per campeggio, 347 513 3299; Agricamper Il Casale nell’area di sosta per Camper di Accumoli, 347 713 9451. Dall’area SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza) di Accumoli si può proseguire in direzione di Libertino seguendo l’inizio della successiva tappa verso Amatrice e dopo 1,3 km di discesa e asfalto si arriva all’Agriturismo Le Mole, 349 776 3230, 347 445 4813, con alloggio e laghetti per pesca sportiva.


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Tappa 2: Da Accumoli ad Amatrice

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: – 200 m, + 380 m, – 300 m, +150 m.
ALTITUDINE: max 1100 m. ALTITUDINE: min. 720 m.
LUNGHEZZA: Km. 15,3 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 6,0 ore, S-N 6,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Il percorso inizia dalle SAE di Accumoli. Bisogna seguire le indicazioni per Libertino e le frecce del CAI di Amatrice per il Sentiero Italia, il Cammino Naturale dei Parchi, il Cammino delle Terre Mutate. Dopo una deviazione a sinistra verso un piccolo campo sportivo, si imbocca un sentiero piuttosto ripido verso Sud, anch’esso ben segnalato. Il sentiero termina in una strada asfaltata che va seguita a destra e che effettua un tornante in discesa. Una volta scesi in pianura, un cartello indica a destra l’Agriturismo Le Mole ed i laghetti di pesca sportiva. Si ignora l’indicazione procedendo dritti su asfalto fino a Libertino, svoltando poi a sinistra sul ponte sul fiume Tronto, asfaltato ma con i parapetti in legno.

Su strada asfaltata bisogna aggirare il borgo di Fonte del Campo, dove fervono i lavori di ricostruzione, seguendo la segnaletica verticale del CAI di Amatrice. Dopo una salita alle SAE di Fonte del Campo, si scende lungo una scalinata voltando a sinistra, si passa al di sotto della Salaria e si procede per circa 300 m su asfalto, fino ad uno slargo con possibilità di uscire sulla Salaria a destra o di percorrere di fronte la strada asfaltata verso Poggio Casoli. Dobbiamo invece imboccare a sinistra un piccolo sentiero in salita nel bosco, delimitato da muretti in pietra sia a destra, sia a sinistra, molto suggestivo. Saliamo fino a quota 1100 m ed incrociamo un altro sentiero, che seguiamo voltando a destra, in direzione Sud.

Dopo circa 700 m dall’ultima deviazione incontriamo la Chiesetta di San Tommaso. Qui la strada è asfaltata e pianeggiante. Si passa accanto alle SAE di Collalto. Dopo un tornante della strada si può imboccare un sentiero scorciatoia che ci permette di oltrepassare il borgo di Cossito arrivando rapidamente alle SAE di Casale. Qui si abbandona la strada asfaltata e si percorre un sentiero in discesa, si guada il Torrente Lagozzo e poi si risale facilmente fino a riprendere la strada asfaltata di San Lorenzo a Flaviano.

Dopo un buon rifornimento di acqua ad una fonte e lasciate indietro le ultime case, si svolta a sinistra in direzione sud-est. Si effettua il guado di tre torrenti piuttosto fangosi, uno dopo l’altro, fino a risalire attraversando il borgo di Rocchetta. Si procede lungo una comoda mulattiera in direzione della Madonna di Filetta. Si arriva alla chiesetta fortemente transennata e agli edifici vicini in stato di abbandono. Si scende sulla riva del fiume Tronto, e lo si segue in direzione sud-sud-est fino a raggiungere un bivio, dove un sentiero leggermente in salita porta al borgo di Cornillo Vecchio.

Giunti al paese, si può seguire la via più breve che porta ad un guado del Fiume Tronto, facile in periodo estivo, oppure una alternativa su asfalto più lunga di 150 m, che permette di utilizzare un ponte.

Con la via più breve, dalle case di Cornillo Vecchio si imbocca una sterrata in discesa, fiancheggiata a sinistra da mura di contenimento del terreno, fino a giungere al guado del fiume Tronto, facilitato da una serie di massi disposti opportunamente in modo da camminare agevolmente da pietra a pietra. Superato il guado, si sale lungo un sentiero in direzione Sud per pochi metri e si arriva ad una strada asfaltata, la si segue giungendo al grande bivio con la strada principale per le auto che salgono ad Amatrice con un lungo tornante. Si mantiene la sinistra seguendo la strada asfaltata per Sommati. Dopo 500 m circa la strada svolta a sinistra, la abbandoniamo e imbocchiamo un sentiero segnalato dalle frecce del Sentiero Italia che sale ad Amatrice.

A questo stesso punto arriviamo con la via più lunga. A partire da Cornillo vecchio, si procede su strada asfaltata verso Sommati. Giunti ad un bivio si svolta a destra su uno dei due ponti quasi paralleli, si lascia a destra il B&B La Rinascita e a sinistra un grande caseificio. Si arriva alla curva verso destra, da cui arriva la via più breve, si abbandona l’asfalto e si sale a sinistra su sentiero seguendo le frecce del Sentiero Italia.

Il sentiero sale con alcuni ripidi tornanti, che ci portano, dopo alcune case terremotate, sulla strada principale di Amatrice, ora dedicata al Padre Giovanni Minozzi, a fianco del Bar Ristorante Rinascimento.

PUNTI D’ACQUA – Fonte Faini prima di Collalto, Cossito, San Lorenzo a Flaviano.

PUNTI DI INTERESSE – Panorami lungo la Valle del Tronto, Borghi terremotati  in abbandono tra i Monti della Laga.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Albergo diffuso Amatrice 346 305 1912; B&B La Rinascita a Ponte Sommati, punto di accoglienza Sentiero Italia CAI, 339 132 4335, 0746 825229; Bar Ristorante Rinascimento, tel. 333 273 0445; Agriturismo Amatrice di Benni a San Cipriano 0746 825193; Hotel Bar da Giovannino a San Cipriano 0746 825354; Ristorante La Campagnola e Albergo La Fontana 0746 825378; Villaggio Lo Scoiattolo al Ponte a Tre Occhi 0746 825086; Trattoria da Santino, area SAE Santa Giusta, 0746 821007.


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Tappa 3: Da Amatrice a Torrita

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 350 m, – 400 m.
ALTITUDINE: max 1140 m. ALTITUDINE: min. 870 m.
LUNGHEZZA: Km. 10,4 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 3,30 ore, S-N 3,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Ad Amatrice la tappa inizia dal Bar Ristorante Rinascimento, nel Viale Padre Giovanni Minozzi n. 2. Da qui si prosegue lungo quello che una volta era il Corso Umberto I, la Strada Regionale 260 asfaltata in direzione della Salaria, fino al punto dove oggi sorge a destra l’Ospedale, in corso di ricostruzione. Bisogna imboccare a sinistra un viottolo segnalato da frecce in direzione dell’Eremo Santa Croce, o sentiero CAI 381. Si scende su un sentiero piuttosto irregolare, attraversando una zona in cui è crollato il muretto adiacente. Passato un ponticello su un fosso, il sentiero sale attraverso un bel bosco. Dopo circa 300 m dal ponte, si arriva ad un bivio a destra con un sentiero dotato di alcuni scalini e qualche indicazione. Occorre salire a destra sulla scaletta e dopo un bel percorso a tratti panoramico si raggiunge in cima ad un colle uno spiazzo dove sorge l’Eremo della Santa Croce, una enorme statua ed una grande croce. Da qui si vede un panorama raggelante su tutta la piana dove una volta sorgevano fitti tutti gli edifici della bellissima città di Amatrice. Ancora, dopo 8 anni dal sisma del 24 agosto del 2016, si vede un altopiano costellato di enormi buche e di gru. Sullo sfondo si ergono i bellissimi rilievi dei Monti della Laga.

Dall’Eremo della Santa Croce si prosegue andando dritti fino ad un incrocio, in cui si volta a sinistra, in direzione del borgo di Colli. Superati alcuni campi coltivati, si giunge ad un bivio girando a sinistra, si gira ancora a sinistra senza entrare tra le case del borgo, ma seguendo la strada asfaltata. Si lascia l’asfalto scendendo a destra lungo una strada sterrata in direzione di San Benedetto. Superato un fontanile ed alcune case, si arriva ad un altro bivio in cui bisogna voltare a sinistra. Dopo una sterrata con alcune curve e un tornante, si raggiungono le case di San Benedetto. Seguendo la segnaletica dell’E1, si esce dal borgo lungo una strada  sterrata, che si lascia imboccando a sinistra un sentiero, che passa accanto ad una azienda agricola e prosegue in direzione sud-ovest nel bosco. Si tratta di una scorciatoia che permette di evitare un largo giro su sterrata. Il sentiero raggiunge un prato dopo un cancelletto facilmente apribile e scende in modo piuttosto ripido lungo un torrente, fino a raggiungere la strada asfaltata che gira attorno al Lago di Scandarello. Si volta a sinistra, fino ad arrivare al Ponte a Cinque Occhi. Si passa il ponte e dopo circa 100 m si imbocca un sentiero in salita ripida che ci permette di tagliare un lungo tornante della strada asfaltata. Proseguendo su questa, dopo un tornante si arriva al Casale Nibbi, un Caseificio molto attivo che vende i suoi ottimi formaggi anche per corrispondenza. Dopo Casale Nibbi si attraversa la Salaria e si procede prima verso Bagnolo, irraggiungibile perché zona rossa, poi si volta a sinistra verso Collegentilesco. Proseguendo sempre dritti si raggiunge Torrita.

Qui la tappa termina sulla vecchia Salaria, davanti al Bar Torrita. A destra si potrebbe raggiungere l’Agriturismo Fattoria Santarelli, una struttura che oltre all’attività ricettiva, porta avanti con passione l’attività agricola di famiglia e l’allevamento di mucche da latte al pascolo libero. E’ un ottimo posto per spezzare la lunga tappa verso Cittareale.

PUNTI D’ACQUA – Fonte a Collegentilesco e a Torrita.

PUNTI DI INTERESSE – Eremo della Santa Croce, Lago di Scandarello e Ponte a Cinque Occhi. Borghi ancora semidistrutti.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Torrita: Bar Torrita; Agriturismo Fattoria Santarelli, via Salaria vecchia 108, 3393694977; Valentini Royal Villas, 066792693.


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Tappa 4: Da Torrita a Cittareale

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 530 m, – 500 m.
ALTITUDINE: max 1330 m. ALTITUDINE: min. 850 m.
LUNGHEZZA: Km. 11,6 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 4,00 ore, S-N 4,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno

DESCRIZIONE ITINERARIO

La nuova tappa inizia dalla vecchia Salaria, davanti al Bar Torrita. Di fronte al Bar, si percorre via dell’Arma, in direzione del centro del borgo diroccato. Nella piazzetta di fronte ad una fontana si imbocca la via Vecchia de Pasciano, che poi diventa via de Lu Fosse, una strada sterrata effettivamente profondamente infossata all’inizio. La strada gira a sinistra verso ovest e sale prima lentamente, poi via via più ripida nel bosco e lungo un fosso dove scorre un torrente. Salendo progressivamente, la strada diventa panoramica e permette una bella vista, voltandosi indietro, sui monti della Laga. Si sale verso la vetta del Monte Rozzo, 1398 m, senza raggiungerlo. Il sentiero permette di superare un fosso profondo, sede di un torrente, le cui acque alla sorgente vengono utilizzate per un acquedotto che alimenta diversi borghi della zona. Il punto più alto del sentiero è a 1.340 m. Da qui inizia una lunga discesa. All’incrocio con un bel sentiero si volta a sinistra e si scende fino a raggiungere la quota di 1.274 m. Qui si lascia il comodo sentiero in discesa verso sud-est e si gira a destra su un largo spiazzo, spesso ingombro di alte felci. Si prosegue nel bosco su sentiero più stretto in direzione sud-ovest lungo la località Collevento, fino ad incrociare un altro sentiero più marcato che permette di scendere al borgo di Casali di Sopra.  

Per uscire da Casali di Sopra, occorre seguire la strada asfaltata in discesa in direzione nord ovest fino ad un tornante. Qui si esce dalla curva imboccando il sentiero che si presenta seguendo la stessa direzione nord ovest della strada asfaltata. Il sentiero, dopo una trentina di metri volta da nord-ovest a sud-est e scende per passare accanto ad un cimitero. Proseguendo sullo stesso sentiero molto evidente, si effettua un largo giro fino a volgersi in direzione Nord/Ovest, si percorre un tornante e si incrocia una strada più larga. Si volta a destra seguendo la strada che si dirige in direzione nord ovest ed entra nella Valle Falacrina, risalendo il fiume Velino. La strada qui è tutta asfaltata. Attraversa alcuni campi coltivati, diventa via Mannetti e passa accanto al Velino. Si attraversa il borgo di Vezzano e si incrocia qui la strada Provinciale che dalla Salaria sale a Cittareale. Si prosegue dritti all’incrocio dirigendosi sulla via Bucci verso Cupello, una stretta strada asfaltata, che termina davanti ad un fontanile.

Per salire a Cittareale, bisogna voltare a destra e imboccare la via del Santuario. Quando questa via incontra la via Provinciale, bisogna scendere di pochi metri, attraversare e imboccare la stretta scorciatoia che porta direttamente alla via del Castello, forse ancora chiusa per lavori. Destreggiandosi tra i vicoli, si arriva alla piazza del Municipio di Cittareale, ad una grande fonte, al Museo Falacrinae e al Corso Vittorio Emanuele, da percorrere tutto in salita in direzione nord, fino a raggiungere via Roma e quindi la possente Rocca di Re Manfredi. La leggenda narra che qui sia sepolto il figlio Manfredi di Federico II di Svevia. La Rocca è un fortino militare che doveva controllare gli scambi commerciali tra il Regno delle due Sicilie e lo Stato Pontificio. Ha una strana forma a cuneo orientato a nord, sovrastato da una terrazza panoramica da cui si gode un meraviglioso spettacolo sulle montagne circostanti. Per l’ingresso nella Rocca è previsto un ponticello da cui si scende all’interno. Il punto d’arrivo della tappa è il parcheggio delle auto a fianco della Rocca di Re Manfredi, lungo la via Roma.

A Cittareale è consigliata la visita al Museo che conserva i reperti della villa in cui pare sia nato nell’anno 9 d.C. l’Imperatore romano Tito Flavio Vespasiano, i cui scavi, attualmente ricoperti, si trovano in località Pallottini, un paio di km a sud di Cittareale. E’ possibile chiedere al Comune di Cittareale nel periodo primavera-autunno la visita su appuntamento di questo interessante museo, che mostra la vita presso un umile villaggio della Sabina nella vicinanza di una sontuosa villa arricchita di marmi policromi di provenienza remota.

Dal parcheggio accanto alla Rocca di Re Manfredi, a quota 1020 m, alzando lo sguardo verso Nord-Ovest si vede lo Chalet Miravalle in località Coituro, a 1330 m di quota, ottimo ristorante. Per raggiungerlo bisogna percorrere 5,6 km su asfalto. Raggiunto lo Chalet, si possono percorrere altri 3 km sempre su strada asfaltata e si arriva ad un grande piazzale, località Selva Rotonda, una volta stazione di partenza di una seggiovia per appassionati di sci, 1545 m di quota. Dal piazzale inizia una stradina sterrata che porta con 2,3 km alla Forca di Fao, 1650 m di quota. Da qui il panorama sull’intero Appennino è spettacolare. Spazia dal Monte Pizzuto o Pozzoni, sopra Cittareale, ai Monti della Laga, al Monte Velino, al Gran Sasso. Con ulteriori pochi passi in direzione nord-ovest, ci si può affacciare ai monti dell’Umbria.

Rocca di Re Manfredi a Cittareale

PUNTI D’ACQUA – Fonte a Cupello sotto Cittareale, Fonte alla Rocca.

PUNTI DI INTERESSE – Valle Falacrina, Cittareale, Rocca di Re Manfredi visitabile su appuntamento, Museo Civico di Cittareale, Chiesa di Santa Maria Assunta, Chiesa di San Silvestro, Chiesa di San Pietro, Santuario Madonna di Capodacqua.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Cupello: Agriturismo Lu Ceppe, via Gentili 3, 0746947085; Località Coituro: Ristorante Pizzeria Chalet Miravalle, 3409808785.


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Tappa 5: Da Cittareale a Posta

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 150 m, – 430 m.
ALTITUDINE: max 1130 m. ALTITUDINE: min. 710 m.
LUNGHEZZA: Km. 17,0 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 5,0 ore, S-N 5,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

Santuario Madonna di Capodacqua

La tappa inizia dal parcheggio per le auto di fianco alla Rocca di Re Manfredi. Si può percorrere la via Roma, in direzione del centro, oppure salire al Corso Vittorio Emanuele. Alla curva a tornante della via Roma, si prosegue lungo il Corso Vittorio Emanuele. Giunti alla piazza del Comune, si volta a destra per raggiungere la via del Castello. Da qui, una stretta discesa porta rapidamente alla via Provinciale e all’incrocio con la via del Santuario, che scende al fontanile in località Cupello nella Valle Falacrina. Si prosegue dritti e si segue la via con le sue curve. Si arriva al Cimitero e si continua fino al Santuario della Madonna di Capo d’Acqua. In questo luogo, tra il secolo X e il secolo XI una pastorella, secondo la tradizione, ha rinvenuto una statua della Madonna col Bambino immersa nell’acqua di una delle tante fonti che, ai piedi del Monte Pizzone o Pizzuto (1903 m) costituiscono le sorgenti del Fiume Velino. Il Santuario è oggetto di grande devozione da parte della popolazione di Cittareale e della Valle Falacrina. Si racconta di una terribile siccità che aveva investito la Valle nell’anno 1779, rovinando tutti i raccolti e facendo morire di sete gli animali e le persone. In occasione della festa della Santissima Trinità la statua della Madonna è stata portata in processione dal Santuario a Cittareale e quindi da Cittareale al Santuario. Quando la statua stava tornando al Santuario sono scese dal Monte Pizzone delle nubi così piene di pioggia da scatenare un acquazzone che ha miracolosamente salvato il raccolto e dissetato tutti, persone ed animali.

Di fronte al Santuario, poco più a monte, si segue una stradina lungo la Costa delle Croci verso la Valle dell’Acqua Santa. Si oltrepassa alla quota di 1145 m il fosso relativo e si giunge all’acquedotto alimentato dalle numerose Fonti dell’Acqua Santa. Da qui, dopo una iniziale discesa, si risale al Colle della Croce seguendo un ripido stretto sentiero e si raggiunge una stradina che porta in discesa ad attraversare il borgo di Conca. Nel centro di questo borgo, va osservato un fontanile, in cui sono stati incastonati diversi importanti reperti archeologici prelevati dalla villa romana in cui pare abbia avuto i natali l’Imperatore Tito Flavio Vespasiano. Si prosegue lungo un sentiero piuttosto scosceso fino ad incrociare una stradina sterrata. Qui si gira a destra, ma proseguendo dritto si può raggiungere dopo 200 m la località Pallottini dove sorgeva l’antico Vicus Phalacrinae, villaggio in cui nell’anno 9 d.C. nacque l’Imperatore romano Tito Flavio Vespasiano, padre di due figli anch’essi imperatori, Tito e Domiziano. In questa località sono stati trovati i resti di una lussuosissima villa romana, arricchita da pavimenti di marmo policromo. Si ritiene che questa sia stata la casa natale dell’Imperatore. Purtroppo i resti archeologici di questo villaggio non sono oggi visitabili. Sorgono accanto alla Chiesa di San Lorenzo e ad un piccolo cimitero, ma sono stati ricoperti in attesa di studi accurati. Nel Museo Civico di Cittareale sono conservati importanti reperti di questa Villa. Si torna indietro al punto in cui era iniziata la digressione per arrivare alla località Pallottini e si prosegue verso Sud per raggiungere la vecchia via Salaria, parallela alla nuova.

Particolarmente interessante è l’attraversamento del borgo di Santa Croce, che si fregia di essere l’unica “frazione dipinta” del Lazio. Per le vie del paese infatti si possono ammirare affreschi e dipinti su maiolica che narrano della vita popolare di questi luoghi, di storie personali e personaggi amati.

Nelle vicinanze di Bacugno si abbandona la strada asfaltata, si passa sotto la nuova Salaria, lasciandola un po’ a destra e un po’ a sinistra, procedendo in parallelo. Solo per un ultimo tratto  bisogna percorrere la nuova Salaria prima di entrare tra la case di Posta lungo la via Roma. Il punto di arrivo della tappa è la piazza lungo la via Roma dove è situato un piccolo giardino pubblico con alcune panchine, una fontana, un Bar, una Farmacia e un monumento ai caduti.

Posta è stato un paese di confine tra Stato Pontificio e Regno delle due Sicilie. Il suo nome deriva proprio dalla Posta o Dazio che bisognava pagare attraversando il confine dall’una o dall’altra parte. Il luogo è stato nei secoli un importante centro commerciale tra il Tirreno e l’Adriatico, lungo la Salaria su cui avveniva il trasporto del sale, fondamentale per l’alimentazione delle greggi, oltre che per la conservazione degli alimenti. Nella collina ad Est di Posta sorgeva una volta il castello fortificato di Machilone, assalito e distrutto dagli aquilani nel 1299. Gli abitanti sopravvissuti del castello e del vicino borgo ottennero l’autorizzazione a fondare un nuovo centro abitato a debita distanza dal precedente insediamento, scegliendo l’attuale posizione di Posta adiacente alla via Salaria ma sulla parte opposta della via consolare.

Affresco dell’antico mercato di Posta

Salendo tra le scalinate e le vecchie mura di Posta si arriva ad una porta fortificata, che nel medioevo costituiva l’ingresso al mercato. Notevole l’affresco recentemente restaurato posto sotto le arcate di questa porta dove sono annotati i prezzi degli animali o dei vari prodotti commercializzati ed alcune regole di vendita che stabilivano che i prezzi fossero gli stessi qualunque fosse la provenienza dell’acquirente.

PUNTI D’ACQUA – Fontanile alla Rocca di Re Manfredi, Fontanile di Cupello, Fontanile a Conca, Fontanile a Posta nella piazzetta con giardino.

PUNTI DI INTERESSE – Santuario Madonna di Capodacqua, Pallottini (unico Bar di tutta la zona, ottima la birra del posto, qui commercializzata), dipinti su maiolica tra le vie di Santa Croce, porta di ingresso all’antico mercato di Posta

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO: Ristorante Benny’s, 0746 951134; Trattoria Pizzeria Grottino 0746951351; Ristorante Il Bagatto 0746 951111; Ristorante Cento11, 0746 951180; Ristorante Il Pilota, 0746 1873002; Bacugno: Agriturismo La Quercia, 0746 959192; Posta: Agriturismo Dal Poeta 0746 959747; B&B La Locanda di Esopo.


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Tappa 6: Da Posta a Micigliano

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 200 m, – 300 m, + 500 m, – 200 m.
ALTITUDINE: max 1100 m. ALTITUDINE: min. 600 m.
LUNGHEZZA: Km. 16,4 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 5,0 ore, S-N 4,5 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Il percorso E1 inizia dalla piazza lungo la via Roma dove è situato un piccolo giardino pubblico con alcune panchine, una fontana, un Bar.e una Farmacia. Si prosegue su via Roma in direzione Nord-Est fino a voltare a sinistra su una scalinata che sale a via Gabriele D’Annunzio, da cui, tagliando un tornante, si arriva a via dell’Oriente. Proseguendo a salire, si arriva alle vecchie mura, dove sorge la porta fortificata, una volta porta di accesso al mercato medievale. Oggi occorre aggirare la porta lateralmente all’esterno giungendo alla piazza San Francesco, su cui si affacciano il convento omonimo ed una Chiesa. Dalla piazza si sale lasciando a sinistra una seconda piazza più alta e costeggiando una casa su stradina sterrata. Si raggiunge un bivio, dotato di alcune frecce montate su un palo, che indicano la direzione da prendere in salita per raggiungere il monte di Cambio e il rifugio Sebastiani. Il sentiero E1 invece gira a sinistra e procede su un sentiero pianeggiante. Ad un bivio successivo va ancora ignorato il sentiero che sale verso il Casale Ara Grande e si devia a sinistra, lungo un sentiero serpeggiante in salita fino ad una carrareccia. Qui giunti, si gira ancora a sinistra e si segue la carrareccia in discesa, curvando a destra e passando davanti alla fonte Fratolo.

Quando la strada gira a sinistra tornando verso Posta, la si abbandona e si prosegue dritti in piano in un campo di fieno tenendo alla nostra sinistra una siepe di confine, per 50 m. Si scende ancora a sinistra seguendo un’altra siepe di confine, fino ad un evidente sentiero in ripida discesa diretto ai Casali di San Giovanni. Subito prima dei casali, alcuni segni ci suggeriscono di svoltare a destra sul sentiero che ci fa attraversare tra saliscendi un bosco di pini di consolidamento del terreno. Scendendo ulteriormente si arriva ad una sterrata, da percorrere girando a destra. Quando questa finisce, bisogna svoltare a sinistra passando sotto un ponte della nuova Salaria e risalire nel bosco seguendo la segnatura orizzontale.

Ponte romano sul Fiume Velino

Risaliti a quota 700 m, fare attenzione ad un punto ben segnato in cui bisogna voltare a sinistra abbandonando il sentiero che prosegue dritto. Svoltando a sinistra si percorre un facile sentiero in discesa a tornanti, mentre proseguendo dritti si giungerebbe ad un tratto ripidissimo e pericoloso. Arrivati in un tratto pianeggiante del sentiero, si prosegue voltando a destra seguendo il costone e tagliando un pendio alquanto ripido. Il sentiero porta ad un ponte romano ristrutturato che scavalca il Velino e scende mediante una scalinata sulla vecchia Salaria. Girando a destra, si raggiunge il primo fontanile di Sigillo. Dalla vecchia Salaria si scende tramite una bella scalinata in una piazza, davanti alla Chiesa di Santa Maria Assunta e sotto gli archi che sostengono la vecchia via Salaria. In questa piazza occorre prendere la decisione se proseguire verso Micigliano, seguendo il percorso principale del sentiero E1, oppure seguire la variante del sentiero, che da Sigillo percorre le Gole del Velino, con ben 6 guadi del fiume. Mentre la via principale che sale a Micigliano è sempre percorribile (sale fino ad una quota di 1100 m circa dai 630 della piazza), la variante delle Gole del Velino è sconsigliabile in inverno e in periodo di piogge, in quanto si possono trovare guadi piuttosto profondi.

Se si opta per il sentiero E1 principale, occorre dirigersi verso il fontanile nella piazza ed imboccare alla sua destra la strada che risale il torrente Scura, proveniente dal Monte Terminillo. Si attraversa il paese tra le case, si lascia a destra il Bar e si risale lungo una valle piuttosto profonda. Si passa sotto un ponte della nuova Salaria e si cammina su una larga sterrata verso ovest fino ad un guado a sinistra, in corrispondenza di un incrocio con una strada proveniente da destra. Questa strada sale verso Le Casette, un vecchio borgo quasi abbandonato. Il guado del torrente Scura in questo punto è normalmente facile, ma bisogna fare attenzione. Il torrente Scura nel periodo invernale può diventare tumultuoso (qualche anno fa c’era un ponte in questo punto, spazzato via dal torrente).

Effettuato il guado, risalendo per pochi metri il corso del torrente, si svolta ancora a sinistra seguendo la freccia che indica il Monte Brecciaro (1954 m, sentiero CAI 344). La salita nel bosco di faggi è varia, inizia costeggiando un fosso, poi si sviluppa a tornanti. Arrivati poco sotto al Colle Mastrozza, a quota 1100 m, si lascia questo sentiero e si svolta a sinistra seguendo i segni, si aggira il Colle, si arriva ad un bel punto panoramico verso nord, cioè verso il Monte di Cambio, la Vallonina e il Terminillo.

Qui si gira a destra in direzione Sud verso il borgo di Micigliano, percorrendo un

Micigliano con il Monte Giano sullo sfondo

sentiero a mezza costa quasi pianeggiante, che si sviluppa lungo un terreno a forte pendenza e molto panoramico, sovrastante la Valle d’Inferno, quasi a precipizio sul borgo di Lodonero nascosto nelle Gole del Velino. Lungo il sentiero si trovano una serie di piccole fonti come la Fonte Mastrozza e altre cascatelle, si attraversa una zona di  pini di rimboschimento e si giunge ad una sterrata in lieve salita. Si raggiunge un grande abbeveratoio vicino alla Fonte Regnola oggi interrata e ad un casale con stalle. Proseguendo prima su sterrata e poi su asfalto si arriva al centro del borgo di Micigliano, famoso per i suoi castagneti. La bellezza di Micigliano sta nelle meravigliose montagne che lo circondano tutto attorno, il Terminillo, le Gole del Velino, il Monte Giano, il Monte Nuria, il Sirente, il Velino, i Monti della Laga. Il punto di arrivo della tappa è la Piazza del Popolo, lungo la SS4Bis, alla fermata dell’autobus.

PUNTI D’ACQUA – Fonte Fratolo, Fonte sulla vecchia Salaria, Fonte a Sigillo, Fonte San Giuseppe a 1 km circa dopo Sigillo, Fonte Regnola all’inizio della sterrata per Micigliano, Fonte a Micigliano.

PUNTI DI INTERESSE – Chiesa parrocchiale di San Biagio, Monti circostanti, Castagneti.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO: Sigillo: Bar; Possibile trovare ospitalità poco prima di arrivare a Sigillo, 200 m circa a Nord del Ponte Romano sul Velino lungo la vecchia Salaria, presso l’Azienda Agrituristica Casale Valenzano, 0746959114. Micigliano: Rifugio CAI Massimo Rinaldi, 3280020775; Albergo Piccola Baita, Booking.com.


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Variante alle tappe 6 e 7. 1a tappa: Da Sigillo all’Abbazia dei Santi Quirico e Giuditta

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 0 m, – 120 m.
ALTITUDINE: max 640 m. ALTITUDINE: min. 520 m.
LUNGHEZZA: Km. 7,4 km
FONDO: Sentiero, sterrato. asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 2,5 ore, S-N 2,5 ore
PERIODO CONSIGLIATO: estate-autunno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Seguendo l’itinerario 6, giunti al piccolo borgo di Sigillo, che sorge là dove il Fiume Velino riceve le acque del Torrente Scura, si potrà scegliere di percorrere questa alternativa, che permette di entrare tra le strette gole del Velino, qualora però questo sia permesso dal livello delle acque del fiume. Infatti bisogna tener conto che sono necessari 4 guadi, dato che la strettezza delle gole costringe per ben 4 volte a passare dalla riva destra alla sinistra e viceversa.

Una volta scesi a rifocillarsi nel borgo, il punto di partenza per la variante delle Gole del Velino è la piazza dove sorge la Chiesa di Santa Maria Assunta. Da qui occorre risalire alla vecchia Salaria e camminare lungo la strada asfaltata per circa 2 km fino a passare al di sotto della nuova Salaria, portandoci così al lato opposto della strada. Si risale fino all’inizio di una galleria e si prosegue lasciandola a destra, percorrendo un bel sentiero asfaltato, dotato di attrezzature, purtroppo in disuso per incuria, di un vecchio percorso vita. Affacciandosi con cautela a sinistra (non fidarsi delle barriere in legno marcio) si può osservare il flusso del Velino tra rocce e grossi massi e le rocce scavate nel corso dei secoli dalle acque.

Dopo circa 1 km si ha la sorpresa di incontrare alcuni resti archeologici della antica

Pietra miliare romana, a metà strada tra Roma e l’Adriatico, 69° miglio da Roma

Salaria romana che si sviluppava con il basolato, i contrafforti ed il taglio delle rocce ad un livello lievemente superiore rispetto al sentiero che si percorre. Notevoli le “vene rosse” a destra, un taglio nella roccia di colore rossastro lungo 180 metri ed alto 16, che una leggenda popolare attribuisce all’azione diabolica di Cecco d’Ascoli, condannato al rogo dall’inquisizione romana nel 1327, ma in realtà parte delle opere di ingegneria realizzate dai romani per il passaggio della Salaria.

Più avanti troviamo altri tagli delle rupi effettuate dai romani per lo stesso scopo. Salendo su un breve sentiero troviamo i resti di basolato della antica via, sotto ad un imponente taglio della roccia. Ridiscendendo sul sentiero troviamo la pietra miliare della antica strada consolare che segna il miglio LXVIII da Roma, alta 2,35 m e vicino il Masso dell’Orso, una rupe che si erge quasi verticalmente, tagliata dai romani per un’altezza di 30 m per 20 m di lunghezza, un muro di sostruzione della via in opera poligonale alto 3,30 m e lungo 9, con le bocche per lo scolo dell’acqua al di sotto del basolato della antica Salaria. Voltandosi verso destra in alto, è possibile osservare le mura poligonali di sostegno del piano su cui giaceva il basolato della via Salaria romana, oggi coperta dalla roccia franata. E’ possibile inerpicarsi per raggiungere questi interessanti resti romani, anche se è piuttosto pericoloso.

Masso dell’Orso

La tappa prosegue per 800 m lungo la nuova Salaria (attenzione alle auto velocissime). Prima di una galleria, si trova un grande cancello che sbarra una strada asfaltata a sinistra. Questa strada scende verso una centrale elettrica dell’ENEL. Si oltrepassa facilmente lo sbarramento e si procede su asfalto, fino ad arrivare ad una sterrata a sinistra. Questa porta al primo guado del fiume Velino, che permette il passaggio dalla riva destra alla riva sinistra del fiume. Si risale nel bosco tra alberi imponenti, lungo un sentiero molto evidente. Procedendo sul sentiero, è possibile individuare i punti in cui il fiume sprofonda sotto terra, ma è pronto a risalire in caso di piena. Si arriva infine alla centrale elettrica, impossibile da attraversare e ben protetta.

Proseguendo lungo il sentiero sterrato, si arriva infine ad un paletto, dove sono evidenti le etichette del sentiero E1. Per raggiungere l’Abbazia, bisogna risalire lungo il Fosso di Micigliano per una cinquantina di metri in direzione ovest e poi piegare a sinistra. Facile orientarsi guardando il bel campanile. Di solito l’Abbazia non è presidiata. In tal caso è possibile dare un’occhiata dall’esterno, anche oltrepassando il grande cancello. Qui è la fine della tappa.

L’Abbazia benedettina dei Santi Quirico e Giuditta (madre di San Quirico), è situata nei pressi del greto del fiume Velino. E’ stata fondata nel X secolo, probabilmente per rispondere alle incursioni saracene, che, incendiando e saccheggiando alcune chiese, avevano indebolito la rete di strutture religiose che presidiavano il territorio. Ha quindi il carattere di una Abbazia “fortificata”. E’ bellissimo il campanile che svetta sopra gli edifici. Con l’invasione dei Normanni, alla metà del XII secolo, il monastero venne bruciato, perdendo interamente la sua ricchissima biblioteca. Fu riedificato nel 1179 a cura del Vescovo di Rieti. Alla fine del XVIII secolo, l’Abbazia fu definitivamente abbandonata ed oggi è un albergo per matrimoni.

PUNTI D’ACQUA – Fontanile a Sigillo, nella piazza principale.

PUNTI DI INTERESSE – Gole del Velino, Tagli delle rocce, tratti di basolato romano, pietra miliare a metà percorso tra Roma e l’Adriatico, alcuni chiavicotti per lo scolo dell’acqua sotto al basolato della Salaria romana, mura poligonali di sostruzione del piano con basolato della Salaria romana, coperto da frane rocciose, Abbazia di San Quirico e Giuditta.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO: Abbazia dei Santi Quirico e Giuditta, Booking.com


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Tappa 7: Da Micigliano a Castel Sant’Angelo

DISLIVELLI: + 50 m, – 300 m. + 300 m, – 520 m.
ALTITUDINE: max 970 m. ALTITUDINE: min. 450 m.
LUNGHEZZA: Km. 12,4 km
FONDO: Sentiero, sterrato.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 4 ore, S-N 4,5 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Dalla Piazza del Popolo di Micigliano, lungo la SS4Bis, bisogna risalire o lungo la strada asfaltata con un tornante, passando davanti ad un Bar o lungo alcune scalette che portano alla piazzetta del Comune adibita a parcheggio per le auto. Si sale ancora su asfalto fino ad uno slargo, dotato di una freccia che indica la via per il Rifugio Sebastiani (verso il Monte Elefante, 2015 m. e la vetta del Terminillo, 2216 m.). Si segue questa freccia per appena 100 m, poi si volta a sinistra verso Sud imboccando la strada sterrata dei castagneti.

Si giunge ad uno slargo da dove partono diverse strade che penetrano tra i castagneti. La via più larga prosegue dritta ed è destinata ai mezzi motorizzati, è la più lunga per via di numerosi di tornanti. Una via apparentemente più stretta e difficile si imbocca a destra, ma c’è il rischio di trovarla chiusa. Si suggerisce una via intermedia che appare abbastanza agevole da percorrere a piedi. Di fianco alla via si trovano molti tronchi di castagno tagliati per combattere una malattia particolare che li aveva colpiti anni fa. Infatti i castagni hanno tutti un grosso tronco basso e rami molto corti. Pare che con questo trattamento, detto capitozzatura, sia stata debellata la malattia.

La strada imboccata termina nella strada principale tagliando diversi tornanti e si gira a destra continuando a scendere, questa volta in direzione Nord, fino ad una stretta svolta che porta nuovamente verso Sud. Attenzione ai segni perché dopo circa 700 m dalla curva stretta bisogna lasciare la larga strada che costeggia il Fosso Maiori per imboccare a destra un sentiero che passa vicino ad una casetta abbandonata e porta ad un guado del Fosso. Da lì la strada è in salita, piuttosto tortuosa, attraversa un fitto bosco, ma il cammino è agevole. Attenzione al possibile incontro con cinghiali.

In cima alla salita si incontra una strada sterrata che proviene a sinistra da Borgo Velino. Dobbiamo invece voltare a destra su una piacevole strada sterrata sempre tra i castagneti, procedendo fino a raggiungere una strada asfaltata, proveniente dal borgo abbandonato di Pagliara. Girando a sinistra, si raggiunge il piccolo borgo di Ville di Castel Sant’Angelo. Si attraversano le case del borgo passando accanto al suo fontanile e si scende sempre in direzione Sud lungo un sentiero che taglia dritto alcuni lunghi tornanti della strada asfaltata fino a scendere lungo il muro di confine di un cimitero. Si arriva così nella piazza del Comune di Castel Sant’Angelo, che riunisce ben 14 frazioni come Canetra, Castel Sant’Angelo, Cotilia Terme, Mozza, Pagliara, Paterno, Pie di Castello, Piedimozza, Ponte Alto, Ponte Basso, Ponte Santa Margherita, Vasche, Ville, Ville Ornaro, borghi ricchi di storia, di castelli, di torri e di chiese, frequentati già dall’epoca romana. Tra queste frazioni si erge imponente una vecchia Torre di epoca medievale. Canetra in particolare è lungo la via Salaria ed è dotata di stazione  lungo la linea ferroviaria Terni – Sulmona. Con questa tappa si raggiunge la piana di San Vittorino, dove il fiume Velino, proveniente dal Nord, descrivendo un’ampia curva, si dirige verso Ovest, ricevendo anche le acque copiosissime del Peschiera, quelle che rimangono, dopo la massiccia captazione che serve ad alimentare l’acquedotto per Roma. Il Peschiera esce da una bellissima grotta sotto la Costa di Sant’Erasmo e il Monte Nuria, purtroppo non più visitabile per motivi di sicurezza. La tappa termina nella piazza del Comune di Castel Sant’Angelo.

PUNTI D’ACQUA – Fontanile a Ville di Castel Sant’Angelo, Fontanile a Canetra, piazza del Comune di Castel Sant’Angelo

PUNTI DI INTERESSE – Castagneti e boschi, Fosso Maiori, Chiesa Parrocchiale di San Biagio, Chiesa di San Rocco, Chiesa di San Felice.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Canetra: Trattoria Pizzeria Da Maria, 0746698588; Barcollo di Gianluca, 3713911521; Castel Sant’Angelo: Fiend’s Bar via Nazionale 2; Vasche: Agriturismo Sant’Erasmo, 338 969 2157, Ville: Agriturismo Villa Janula, 320 183 2161.


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Variante alle tappe 6 e 7. Tappa 2: Dall’Abbazia di San Quirico e Giuditta ad Antrodoco e a Castel Sant’Angelo

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 60 m, – 60 m.
ALTITUDINE: max 520 m. ALTITUDINE: min. 460 m.
LUNGHEZZA: Km. 9,2 km
FONDO: Sentiero, sterrato, asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 3,5 ore, S-N 3,5 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

La variante 7bis è la naturale prosecuzione della variante 6bis. Essa inizia dall’Abbazia benedettina dei Santi Quirico e Giuditta, da dove, scendendo lungo il fosso di Micigliano, si raggiunge nuovamente il paletto segnaletico sulla riva del Velino. La nuova tappa si sviluppa tutta su sentiero, seguendo il corso dell’antica via romana. Effettuato il primo guado del Velino su ponticello, non si effettua più nessun guado, in quanto il sentiero procede interamente lungo la riva sinistra del fiume Velino. Lungo la via si trova qualche piccolo segno poco significativo dell’antico passaggio della vecchia Salaria Romana.

Si arriva ad Antrodoco dove un ponte ci riporta sulla riva destra del Velino. Si attraversa Antrodoco passando davanti alla stazione della ferrovia Terni – Sulmona. Ad Antrodoco si vede la sovrastante sagoma del Monte Giano, 1820 m, con la scritta DVX, composta da un boschetto di pini opportunamente piantati e potati. E’ interessante una visita

S.Maria extra Moenia e Battistero di S.Giovanni

all’Abbazia romanica di Santa Maria extra Moenia e all’adiacente Battistero, dichiarati monumento nazionale. Antrodoco è noto per essere stato il centro di quella che è considerata la prima battaglia risorgimentale: fra il 7 e il 9 marzo 1821 qui si scontrarono le truppe napoletane capitanate da Guglielmo Pepe e l’esercito austriaco, guidato dal generale Frimont. Pepe ebbe la peggio e Frimont venne ricompensato dal suo re, Ferdinando I, con il titolo di Principe di Antrodoco. Nel 1860 Antrodoco, già parte del Regno delle due Sicilie, diventò parte del Regno d’Italia generando la resistenza popolare all’invasore sabaudo-piemontese con la cosiddetta banda di Antrodoco.

Da Antrodoco il sentiero E1 prosegue sempre lungo la riva destra del fiume lasciando alla sua sinistra anche Borgo Velino, anch’esso ricco di storia e di interessanti monumenti. Il ricongiungimento con la via principale del sentiero E1 avviene davanti al cimitero di Canetra, dopo aver oltrepassato Borgo Velino. Si prosegue nella piazza del Comune di Castel Sant’Angelo.

PUNTI D’ACQUA – Fonte ad Antrodoco, Fonte a Canetra, piazza del Comune di Castel Sant’Angelo

PUNTI DI INTERESSE – Antrodoco, Santa Maria extra moenia e Battistero San Giovanni, Madonna delle Grotte nelle Gole di Antrodoco, Borgo Velino e Via degli otto Cantoni, Chiesa di S. Dionigi, S. Rustico e S. Eleuterio con Ninfeo dei Flavi (I secolo d.C.), Colle Rinaldo, Canetra, Chiesa parrocchiale di San Biagio.
PUNTI DI RISTORO E PERNOTTO: Antrodoco: Ristorante Pizzeria Il Vecchio Mulino, 0746578726; La Bottega dei Sapori, Corso Roma, 3347674117;  Agriturismo Antichi Sapori, 0746586027. Canetra: Trattoria Pizzeria Da Maria, 0746698588; Barcollo di Gianluca, 3713911521; Vasche: Agriturismo Sant’Erasmo 338 969 2157.


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Tappa 8: Da Castel Sant’Angelo a Cittaducale

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 300 m; – 200 m
ALTITUDINE: Max: 620 m; Min. 430 m.
LUNGHEZZA: 9,1 km
FONDO: sterrata, asfalto, sentiero
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S: 3,5 h S-N: 3,5 h.
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Lago di Paterno con Paterno e Villa di Tito

Non si può abbandonare la grande Valle di San Vittorino dove il Fiume Velino, proveniente da Nord, cambia la sua corsa, effettua una larga curva ruotando verso Ovest, si unisce al Fiume Peschiera, che sgorga con enormi quantità di acqua purissima da una grande grotta posta sotto il Monte Nuria (1888 m) e prosegue la sua corsa verso Rieti, il Lago di Piediluco, la cascata delle Marmore fino a riversarsi con il Nera nel Tevere. L’interesse di questa ampia Valle di San Vittorino è dovuta alla presenza di notevoli resti archeologici del tempo degli Imperatori della famiglia dei Flavi, originari della Valle Falacrina sotto Cittareale. L’Imperatore Tito Flavio Vespasiano, nono Imperatore di Roma, ha regnato dal 69 al 79 d.C. E’ l’imperatore che ha messo a Roma la tassa sugli orinatoi, risanando così il bilancio dell’Impero Romano. Ha inoltre iniziato la costruzione del Colosseo. Il figlio Tito ha regnato solo due anni, dal 79 all’anno 81 d.C. Questo Imperatore ha sconfitto i Giudei distruggendo il tempio di Gerusalemme ed ha inaugurato a Roma il Colosseo, che aveva iniziato il padre Vespasiano.

Questi due Imperatori romani aveva eletto proprio qui la loro residenza, creando un enorme impianto termale, le “Terme di Vespasiano” e la “Villa di Tito”, poco vicina, circondando le due costruzioni di enormi cascate, utilizzando le acque copiosissime della zona.

La villa di Tito

Dalla piazza davanti al Comune di Castel Sant’Angelo, si risale la strada asfaltata verso Mozza, fino ad imboccare a sinistra una strada sterrata che gira verso Ovest. In questo modo evitiamo il traffico automobilistico della via Salaria. Giriamo ancora a sinistra in direzione Sud tra le case sparse di Castel Sant’Angelo e si perviene alla chiesetta altomedievale di San Rocco. Si attraversa la strada asfaltata proveniente dal lago di Paterno e si percorre la strada di fronte che porta agli scavi archeologici della Villa di Tito. Non è ancora ben chiara la funzione di questa imponente costruzione, sembra sia una villa rustica con annesso impianto termale per le numerose canalizzazioni presenti nelle murature. Ne doveva risultare una cascata artificiale spettacolare, oggi irrealizzabile. La villa apparteneva alla famiglia dei Flavi, a cui appartengono gli Imperatori Vespasiano e il figlio Tito. Siamo infatti lungo la famosa “Via dei Flavi”, la dinastia degli Imperatori che hanno avuto origine nei pressi della odierna Cittareale, nella Valle Falacrina. Qui infatti sono stati ritrovati i resti di una sontuosissima villa dotata di marmi estremamente rari e di origine lontana per l’epoca romana.

Visitati gli scavi effettuati di recente dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti, con la collaborazione di archeologi canadesi, è possibile percorrere un sentiero sotto le imponenti mura della villa e scendere, attraversando un uliveto, fino alle rive del Lago di Paterno. Questo Laghetto fu definito da Marco Terenzio Varrone “Umbilicus Italiae”. E’ un lago di origine carsica, profondo circa 54 m, alimentato da sorgenti sotterranee. Il lago, una volta sacro, è adatto alla balneazione, alla pesca e alle immersioni subacque.

Arrivati al lago se ne può effettuare il giro completo, contemplandone la vegetazione ripariale, le ochette, le anatre e i pescatori. Si consiglia di tornare alla Villa di Tito, da cui si può risalire, attraversando un altro uliveto, fino ad un tornante della strada asfaltata che sale a Paterno. Qualora questo non fosse possibile (il sito archeologico è in ristrutturazione) sarà necessario percorrere la strada asfaltata che sale a Paterno fino al suddetto tornante, da cui parte un sentiero che raggiunge in salita le prime case del borgo di Paterno. Qui si arriva alla piazza dei Cinquecento, dotata di un enorme lavatoio in parte coperto e in parte scoperto. Dopo aver fatto provvista di acqua, ci si dirige verso ovest, passando sotto ad un ponte tra le case, arrivando all’inizio di un sentiero dopo alcuni gradini attrezzati. Questo sentiero in lieve discesa attraversa un fitto bosco di querce e porta proprio all’inizio della zona delle Terme di Vespasiano.

Le Terme di Vespasiano

Entrando nel recinto delle terme di Vespasiano si nota una enorme piscina di 60 x 24 m e sul lato nord resti di edifici romani con nicchie e gallerie retrostanti. Il complesso risale tra la fine del II° e l’inizio del I° secolo A.C. Già gli antichi romani come Varrone, Seneca, Plinio il Vecchio, Strabone, scrivevano dell’effetto terapeutico di queste acque acidule, solforose e ferrugginose, ma fredde e ghiacciate, che sgorgavano a cascata da sorgenti al centro del lato lungo della enorme vasca. A ovest della vasca doveva sorgere un mulino. Oggi ci sono i resti di una chiesa medievale dedicata a Santa Maria di Cesoni. Scendendo dal piano delle Terme, si nota a sinistra un grande tratto di basolato della antica via Salaria, dissestato dai terremoti successivi.

Dalle Terme di Vespasiano è possibile scendere alla vicina via Salaria, seguirla per un centinaio di metri verso le Terme di Cotilia e raggiungere i resti della chiesa di San Vittorino, che dà il suo nome a tutta la pianura attraversata dai fiumi Velino e Peschiera. San Vittorino fu giustiziato in questo luogo dove è sorta la chiesa, costringendolo a respirare i vapori solforosi del ruscello, che, successivamente, ha provocato lo sprofondamento della chiesa. Ancora oggi sul pavimento della chiesa scorre un’acqua copiosa e limpidissima.
Dalla chiesa di San Vittorino sfondata ed inclinata, utilizzata come scenario in diversi film, è preferibile tornare sui propri passi e risalire alle Terme di Vespasiano per proseguire verso Cittaducale, dove si può anche alloggiare al B&B Il Picchio Verde (tel. 3409427426) o al B&B Da Artù (tel. 3393647785).
Il percorso verso Cittaducale è piuttosto pianeggiante, lungo circa 3 km, su strade in parte sterrate, in parte asfaltate. Si attraversa il centro abitato di Caporìo e si incontra una fonte lungo il cammino. Si arriva alla via Ermenegildo Gioia, dedicata ad un martire del nazismo, poi si gira a destra e successivamente a sinistra davanti al monumento al Bersagliere. Si percorre la via Nazionale e si attraversa il grande arco di ingresso alla cittadina con accanto la caratteristica torre. Si prosegue poi dritti lungo il Corso Giuseppe Mazzini tra gli antichi edifici.

La tappa termina quando il Corso Giuseppe Mazzini entra nella grande e bella Piazza del Popolo, tutta da visitare nelle sue Chiese e palazzi medievali.

Cittaducale, Civitas Ducalis, è una cittadina medievale, fondata da Carlo II d’Angiò nel 1308. Divenne sede vescovile ed ebbe il suo massimo splendore durante la Signoria di Margherita d’Austria, diventando un centro di grande importanza economica e politica. Il tessuto urbano ha pianta ellittica basata su due strade perpendicolari, è cinto da mura con una grande porta a nordest e caratteristiche torri difensive. Bellissima la piazza principale dove sorge la Cattedrale dedicata a Santa Maria del Popolo, in stile gotico-romanico, adiacente al palazzo Vescovile davanti ad un bellissimo campanile, il palazzo della Comunità affiancato dalla torre civica restaurato dal Vignola, la chiesa di Sant’Agostino dotata di un bellissimo portale. Merita una visita la Chiesa e il Monastero di Santa Caterina d’Alessandria retto da monache che seguono la regola di San Benedetto da Norcia. Va visitato nel monastero l’interessante museo di oggetti sacri, la biblioteca e il chiostro.

PUNTI D’ACQUA – Fontanile a Canetra, Fontanile a Paterno, Fontanile verso Cittaducale via Ermenegildo Gioia, Fontanile lungo la via del Corso Giuseppe Mazzini a Cittaducale.

PUNTI DI INTERESSE – San Rocco, Lago di Paterno, Villa di Tito, Terme di Vespasiano, Rovine della Chiesa di San Vittorino, Cittaducale: Santa Maria delle Grazie, Monastero di Santa Caterina Martire, San Giuseppe, Santa Maria dei Roccomandati, Santa Cecilia.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Ristorante Pasta da Leoni 0746602721, Ristorante La Tagliata 3409842271, Pizzeria La Torre 0746601140, Pasticceria Tavola calda Il Ducale 0746601170, Bar Dragonetti. B&B Il Picchio Verde 340 942 7426, B&B Da Artù 339 364 7785.


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Tappa 9 – Da Cittaducale a Calcariola e Micciani

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: +400 m; -450 m
ALTITUDINE: Max 800 m; Min. 400 m.
LUNGHEZZA: 11,6 km
FONDO: sterrato, sentiero, asfalto
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S: 5 h; S-N: 5 h
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Nella Piazza del Popolo della cittadina di Cittaducale bisogna scendere la bella scalinata rotonda in fondo a destra e percorrere la Via Duca Roberto. Al primo incrocio si gira a destra e si raggiunge la via Nazionale. Si volta a sinistra fino all’inizio di una scalinata a destra che porta rapidamente giù verso la stazione ferroviaria. Si attraversa la strada asfaltata, che sale alla cittadina con dei tornanti, si raggiunge su stradina un sottopassaggio e si arriva alla piazzetta della stazione. Bisogna andare a destra e poi attraversare il passaggio a livello, girare subito a sinistra e si arriva alla Chiesetta di Santa Maria del Sesto, dotata di un interessante dipinto nella conca absidale.

Da qui si prosegue per circa 300 m lungo la ferrovia in direzione sud-est per poi abbandonarla, seguendo la strada e passando il ponte sul fiume Velino. Subito dopo il ponte, si lascia la strada asfaltata e si inizia su una stradina sterrata a salire con alcuni tornanti lungo il versante nord del Monte Ponzano. Ad un certo momento si lascia la stradina sterrata quando questa comincia a scendere per dirigersi verso alcuni capannoni. A destra inizia un sentiero più ripido e stretto, che risale per circa 150 m in quota e raggiunge a quota 750 m un traliccio, dove sono installate alcune antenne paraboliche.
Lungo questa salita bisogna stare molto attenti ai segni del sentiero E1, ignorando i molti sentieri trasversali, frequentati da animali al pascolo, che possono ingannare e far sbagliare facilmente.  

Giunti al traliccio con le antenne, ci troviamo su una facile stradina che procede in direzione sud-est a mezza costa tra lievi sali-scendi. Questa strada ha il vantaggio di essere molto panoramica sulla Piana di San Vittorino fino al Monte Giano e continua in un bosco abbastanza fitto ed ombroso.

Si raggiunge a quota 788 m  uno spiazzo panoramico, punto di sosta con possibilità di sedersi per un pic-nic, incrociando una strada più importante proveniente dall’altro versante del Monte Ponzano, la cui valle è attraversata dalla strada Salto-Cicolana, parallelamente al fiume Salto, o quello che ne resta dopo la diga. Nella stessa valle si trovano i borghi di Grotti e Casette.

Proseguendo in direzione sud-est dall’incrocio punto di sosta, dopo qualche centinaio di metri si raggiunge Calcariola con il suo imponente castello e le sue vedute panoramiche.

Dopo Calcariola, si prosegue lungo la strada asfaltata. Giunti in corrispondenza della chiesetta di Sant’Antonio si può lasciare la strada asfaltata e continuare lungo la scorciatoia a sinistra della chiesa, risparmiando alcuni tornanti. Tornati sulla strada asfaltata, si prosegue su questa raggiungendo una curva a sinistra. Dopo la curva, percorsi una cinquantina di metri, alcune targhette del sentiero E1 invitano a scendere a sinistra nel bosco. Si raggiunge rapidamente un fosso creato da una cascata con acqua abbondante. Si segue il fosso scendendo e prestando attenzione ai segni. Si percorrono alcuni sentieri usati dai boscaioli ma molto comodi. Si raggiunge la strada asfaltata in corrispondenza di un tornante e si gira a destra in leggera salita.

Dopo circa 250 m di strada, questa viene abbandonata scendendo a sinistra in un sentiero ben segnato in direzione Nord Est. Dopo altri 250 m di discesa si raggiunge una bella cascata con un doppio salto. E’ facilissimo effettuarne il guado. Poi si gira a sinistra in direzione Nord. Dopo aver raggiunto una vecchia fonte ormai in disuso, si arriva tra le case di Micciani, dove si può scendere fino alla piazzetta principale con un affaccio panoramico sulla Piana di San Vittorino. Qui termina la tappa dell’E1.

PUNTI DI INTERESSE – Chiesa di Santa Maria di Sesto, Cascata lungo la salita al Monte Ponzano, molti punti panoramici; Calcariola: Castello, Chiesa di S.Antonio di Padova; Chiesa di Santa Maria delle Valli; Micciani: Chiesa di San Silvestro Papa.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO: B&B Il Picchio Verde, Cittaducale, Via Mezzanola 2, Tf 3409427426; Agriturismo Le Mocette, via Case sparse Grotti 3, tf 3281174553; Azienda Agricola Tularù, Via Case Sparse, Ponzano di Cittaducale, tf 3286666038; Casali Giovannini, alloggio, SP22, 33.


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Tappa 10: Da Micciani a Pendenza

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 400 m, – 100 m.
ALTITUDINE: max 780 m. ALTITUDINE: min. 409 m.
LUNGHEZZA: Km. 11,1 km
FONDO: Sentiero, sterrato, asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 3,5 ore, S-N 3,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Dalla piazza principale di Micciani, dopo aver contemplato il panorama sulla Piana di San Vittorino e riempito la borraccia alla fonte in cima alle scalette, si scende lungo una stradina sterrata che effettua una curva a tornante ed esce sulla strada asfaltata, via Pendenza. Si attraversa questa via e si scende ancora su sterrata tra alcuni ruderi e si  passa ancora davanti alla sede della Associazione FIE “Micciani Unita”. Dopo il cancello e un ponticello, si volta a destra seguendo il viale Leonardo da Vinci e si raggiunge la via Case Sparse. Si segue questa via passando davanti alla Mola Scorretti, un mulino ormai in disuso, ma molto curato e in corso di ristrutturazione per l’importanza che ha avuto in passato per sfamare la popolazione durante l’ultima guerra. Dopo il mulino, su un ponte si supera il fiume Peschiera, le cui sorgenti sono a circa 500 m più avanti. Il fiume esce da una enorme grotta, purtroppo non visitabile per motivi di sicurezza. L’acqua copiosissima e limpida del Peschiera viene catturata da un imponente impianto che attraverso condotte sotterranee alimenta quasi tutta Roma. L’acqua del fiume che si vede scorrere è solo quello che avanza dopo la cattura dell’acquedotto.

Dopo il ponte sul Peschiera si gira ancora a destra risalendo il corso del fiume, poi si gira a sinistra scavalcando su un secondo ponte la ferrovia Terni – Rieti – L’Aquila, si oltrepassa un terzo ponte sul Fiume Velino. Qui si abbandona la strada asfaltata e si volta a destra su sterrata. Scendiamo dopo pochi metri passando al di sotto della ferrovia e iniziamo a percorrere una strada sterrata a fianco dei binari, a livello leggermente più basso.
Dopo circa un km, raggiungiamo il centro abitato di Vasche, che prende il nome dai laghetti vicini, come il Lago di Paterno ed altri laghetti, oggi quasi scomparsi. Dopo la stazione di Vasche si gira a destra superando un altro ponte sul Velino. Si volta quindi a sinistra su sentiero e si procede fino ad incontrare a destra una sterrata che sale a tornanti lungo la Costa di Sant’Erasmo in modo regolare, permettendo di incontrare via via panorami sempre più splendidi sull’Alta Valle del Velino e sulla Piana di San Vittorino.
Dopo un tratto iniziale più ripido, fino ad un traliccio di antenne, la sterrata sale più dolcemente lungo tutta la Costa di Sant’Erasmo, in direzione sud-ovest, per una lunghezza di circa 4 km. Una curiosità è costituita da una grotta da cui esce aria calda, fenomeno dovuto probabilmente ad un sottostante serbatoio di calore o lava vulcanica non altrimenti manifesta.

Arrivando in vicinanza del borgo di Pendenza, è interessante notare la presenza di una serie di terrazzamenti delimitati da muretti in pietre, che dimostrano come fossero stati ricavati nel tempo su un terreno scosceso e difficile una serie di ripiani, dove veniva seminato grano od ortaggi per sfamare la popolazione del vicino borgo. Si tratta di un notevole lavoro compiuto nei secoli dalla popolazione, che purtroppo oggi lascia in stato di abbandono.

Si arriva così a Pendenza, dove merita una visita la torre, probabile serbatoio di acqua piovana, accessibile attraverso le vie del borgo, tra case, archi e scale. La torre è posta nel luogo più alto del borgo e da lì si gode di un panorama spettacolare sulla Piana di San Vittorino, il Velino e il Peschiera, Cittareale, Paterno, i borghi attorno Castel Sant’Angelo con le torri e sul corso del Velino verso il Monte Giano. Qui è la fine della tappa.

PUNTI D’ACQUA: Fonte a Micciani; Fonte accanto al Cimitero di Micciani; Fonte all’altezza delle Sorgenti del Peschiera, lungo la strada asfaltata; Fonte a Vasche (o Bar lungo la via Salaria); Fonti a Pendenza prima di iniziare la salita alla torre e nella piazza principale.

PUNTI DI INTERESSE: Fiume Pescara e Sorgenti del Pescara, Mola Scorretti, Costa di Sant’Erasmo, Grotta da cui esce aria calda, Terrazzamenti e muretti di contenimento per ottenere piani da coltivare.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO: Agriturismo Sant’Erasmo, Vasche, via di Sant’Erasmo 1, Tf 3389692157; Barcollo di Gianluca, Castel Sant’Angelo, via Nazionale 94, Tf 3713911521; Da Maria Pizzeria, Castel Sant’Angelo, Tf 0746698588.


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Tappa 11: Da Pendenza a Petrella Salto

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 500 m, – 500 m.
ALTITUDINE: max 1280 m. ALTITUDINE: min. 780 m.
LUNGHEZZA: Km. 15,7 km
FONDO: Sentiero, sterrato.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 5,30 ore, S-N 5,30 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Dalla torre, occorre scendere nella piazza principale di Pendenza, lasciando il grande fontanile lavatoio alla propria sinistra, salendo a sinistra la stretta stradina. La si abbandona quasi subito svoltando a sinistra e passando tra alcune case e villette. La strada sterrata, sempre in salita, volta a destra, su una antica via di transumanza per le greggi, che durante l’estate salivano agli altopiani di Rascino e Cornino. Si entra in una zona di boschi e spiazzi prativi, fino ad una stretta svolta a sinistra. Dopo questa svolta, si esce su una larga sterrata, costruita per raggiungere il sito di antenne. Occorre percorrere una cinquantina di metri di questa sterrata, seguendola nella sua curva a sinistra. Ma dopo la abbandoniamo salendo a destra lungo un sentiero che sale più ripido. Questo è il sentiero di transumanza, caratterizzato da muretti di pietre sia a destra che a sinistra. Il sentiero passa vicino ad un recinto elettrificato, dove ci sono cavalli al pascolo. Dopo il recinto, il sentiero si fa più stretto ed in salita, fino ad arrivare ad una larga curva a destra che ci fa uscire lungo una sterrata. Voltare a destra scendendo seguendo la sterrata, che compie un largo giro a sinistra e termina, dopo aver costeggiato un laghetto, in una strada asfaltata, proveniente da destra dal paese di Capradosso. Svoltiamo invece a sinistra e seguiamo la strada asfaltata, piuttosto sconnessa, in salita con alcuni tornanti costeggiando il profondo Fosso Viaggio, fino ai Casali della Fonte.

Casali della Fonte

I Casali della Fonte costituiscono un punto molto importante per le popolazioni del posto. C’é una costruzione molto particolare per cuocere la pecora alla callara, un piatto tipico abruzzese, legato alla transumanza. L’origine del piatto sarebbe da ricercare a quando, lungo il cammino dagli Abruzzi al Tavoliere delle Puglie, i pastori consumavano le pecore morte di fatica oppure quelle azzoppate o ferite, cuocendole in appositi paioli di rame, detti appunto cotturo o callara, sorretti da un treppiede e un gancio sopra il fuoco vivo. La “callara” è l’antico paiolo che veniva appeso alla catena del camino. La costruzione che si trova qui è stata creata apposta per preparare questo piatto che va cotto molto a lungo e gustato da tante persone su tavoli e panche disposte attorno. Dietro a questa costruzione si trova una grande fonte ed alcune casette di allevatori che vivono qui con le loro greggi.

Il sentiero procede da qui in direzione Sud/Ovest lasciando sempre a destra il Fosso Viaggio. Dopo 200 m di strada inizia ancora una salita che, dopo qualche tornante, porta ad uno slargo con laghetto a quota circa 1263 m. Da qui si entra nella Valle Fredda in direzione Sud/Ovest tra boschi di faggi e radure con acqua e prati, si passa accanto ai ruderi del Casale Antonetti, si raggiungono altre stalle e si effettua una larga curva dirigendosi verso Sud/Est lungo le Coste dell’Acqua, raggiungendo il bottino della Fonte Arnescia.

La sterrata da qui procede in discesa in direzione Sud ed arriva al piccolo paese di Staffoli dopo qualche curva. Poco prima di arrivare al paese, si trova a destra l’inizio di un sentiero che porta in 1,6 km alla grotta di San Nicola, un eremita che ha lasciato qui una meravigliosa grotta dipinta. Possibile effettuare una breve digressione. Il luogo è molto suggestivo, ma i dipinti sono stati asportati e conservati nel Museo del Convento di Santa Filippa Mareri a Borgo San Pietro, visibili visitando il Museo.

Staffoli

Il borgo di Staffoli sorge in cima ad un monte, a 1009 m di quota ed è molto panoramico. E’ interessante un Ostello gestito dal Comune di Petrella Salto. Da qui si possono raggiungere a 360° posti bellissimi, tra boschi di faggi, ampie pianure carsiche, vette come il Monte Nuria (1888 m) e il Monte Torrecane (1576 m), borghi come Rocca di Fondi e Rocca di Corno con la linea ferroviaria, il Lago di Rascino e Cornino e molto altro.

Si lascia Staffoli dirigendosi là dove termina la strada asfaltata, nel punto più ad Est del borgo. Si scende in uno stretto sentiero che poco dopo si allarga, si sviluppa su muretti molto ben costruiti, attraversando un bosco di querce e roverelle. Il sentiero termina sulla strada che conduce a Petrella Salto, in vicinanza di un piccolo campo sportivo.

Petrella Salto e il Lago del Salto

Conviene però salire dalla strada alla Rocca Cenci a partire dal lato destro del campo, percorrendo un sentiero ripido solo all’inizio. Saliti alla Rocca, si può godere di un panorama spettacolare sui tetti di Petrella e sul Lago del Salto. Il castello è ridotto a pochi ruderi, ma è utilizzato in estate per concerti o spettacoli teatrali. In questo luogo avvenne nel 1598 il parricidio del Conte Francesco Cenci, uomo violento e dissoluto, da parte della figlia Beatrice Cenci che aveva 22 anni, ripetutamente violentata dal padre e tenuta prigioniera nella Rocca. A seguito del processo voluto dal Papa Clemente VIII, Beatrice, la matrigna Lucrezia Petroni e il fratello maggiore Giacomo furono decapitati a Roma davanti a Castel Sant’Angelo. Il Papato si impadronì in tal modo dei beni cospicui della famiglia Cenci, ormai senza eredi. Il corpo della bellissima Beatrice è sepolto oggi a Roma sotto l’altar maggiore della Chiesa di San Pietro in Montorio. La figura di Beatrice fu oggetto di una vastissima letteratura riconoscendo in lei la vittima innocente degli orrori della sua casa.

Beatrice Cenci (di Guido Reni)

La discesa dalla Rocca a Petrella Salto si svolge nella parte orientale delle mura, tra le strette viuzze tortuose e gli archi delle case, fino ad arrivare alla piazza principale, dotata di un enorme e bellissimo fontanile. Il paese è ricco di palazzi medievali e rinascimentali, con portali, finestre, cornici e architravi scolpiti. Merita una visita dettagliata.

PUNTI D’ACQUA – Pendenza fontanile, Casali della Fonte, Staffoli, Piazza di Petrella Salto.

PUNTI DI INTERESSE – Casali della Fonte, Valle Fredda, Staffoli: Chiesa di San Michele Arcangelo, Chiesa della Madonna della Quercia, Grotta di San Nicola. Rocca Cenci, Petrella Salto: Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, Chiesa di Santa Maria Apparì.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Staffoli: Ostello del Comune di Petrella Salto; Bar al Municipio di Petrella Salto; La Locanda di Beatrice Cenci 0746 521170, Casali Petrangeli 0746521244; Casali Antonetti.


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Tappa 12: Da Petrella Salto a Fiamignano

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 350 m, – 150 m.
ALTITUDINE: max 1000 m. ALTITUDINE: min. 670 m.
LUNGHEZZA: Km. 12,2 km
FONDO: Sentiero, sterrato, cemento, asfalto.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 4,0 ore, S-N 4,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Dalla piazza principale di Petrella Salto si imbocca la via Santa Maria Apparì, che scende in direzione di Borgo San Pietro e del Lago del Salto. Dopo 100 m a sinistra si lascia la strada asfaltata e si scende, si gira attorno ad una palazzina e si prosegue su stradina. Quando la stradina è bloccata da un cancello rudimentale, si scende a destra su un sentiero più stretto. Ad un incrocio dove convergono tre stradine si gira a destra, nella via più scomoda, si effettua il guado del Fosso Sciapon e si prosegue in piano seguendo le curve del monte tra i boschi che producono la castagna rossa del Cicolano.

Si attraversa un sentiero che dalla strada asfaltata va verso il lago e si procede seguendo la segnatura fino ad incontrare la cosidetta Fonte Murata, in una zona in parte allagata. Oltrepassato facilmente il Fosso della Fornace con un’ultima salita si raggiunge la stradina in cemento che da Colle della Sponga porta a Borgo San Pietro.

Salendo a sinistra su questa stradina si attraversa tutto il borgo di Colle della Sponga, i cui proprietari hanno ristrutturato molto bene le case, tanto da abitarci stabilmente. In cima al borgo, a pochi metri dalla strada asfaltata c’è una fontana dall’acqua freschissima. Il sentiero E1 però scende in direzione di Borgo San Pietro lungo la strada in cemento, giunge a lato, ma ben separato dallo svincolo per Borgo San Pietro della Strada Regionale 578 Salto Cicolana, risale subito su un sentiero piuttosto ripido, in coincidenza con  il Sentiero del Pellegrino, che dal Monastero di Santa Filippa Mareri

Santa Filippa Mareri

di Borgo San Pietro conduce i numerosi Pellegrini alla Grotta dove la Santa, dopo aver incontrato San Francesco d’Assisi nel 1222, abbandonando il lusso e l’agiatezza della ricca famiglia Mareri, si rifugiò con le sue consorelle fondando l’Ordine delle Clarisse di Borgo San Pietro.

Prima di salire lungo il Sentiero del Pellegrino, sarebbe possibile a questo punto uscire dal sentiero E1 e fare una prima brevissima digressione, recandosi a visitare il Monastero delle Clarisse di Santa Filippa Mareri a Borgo San Pietro. Il Monastero originario, fondato nel 1228, giace in fondo al Lago del Salto con il suo campanile. Il monastero attuale è stato ricostruito attorno al prezioso altare che è stato tagliato e ricostruito nella nuova posizione con le sue preziose opere d’arte intorno al 1939. Nel Monastero è custodita una memoria fotografica della costruzione della diga del Lago che ha arricchito Terni con le sue acciaierie fornendo la necessaria energia elettrica, ma ha terribilmente impoverito il Cicolano, che aveva nelle coltivazioni del fondo valle la sua più ricca fonte di sostentamento.

Il sentiero E1 prosegue assieme al Sentiero del Pellegrino in salita ripida fino ad un bel

Grotta di Santa Filippa Mareri

punto panoramico sul Lago del Salto. Si prosegue poi tra muretti a secco perfettamente squadrati, seguendo una fila di quadretti che rievocano scene del Nuovo Testamento. Si potrebbe effettuare una seconda digressione dal sentiero E1 per salire alla Grotta di Santa Filippa Mareri seguendo il Sentiero del Pellegrino e godendo di spettacolari panorami sul Cicolano e il Lago del Salto. Il sentiero E1 procede su una sterrata ed incontra la strada asfaltata al bivio di Mareri. Si possono visitare i ruderi del castello e scendere tra le strette viuzze, fino ad arrivare alla chiesetta di Sant’Eutizio, chiusa.

Affacciandosi alla piazzetta della Chiesa si vede un fontanile sottostante e il borgo di Colle Rosso, che si attraverserà scendendo e risalendo alla strada asfaltata all’ingresso del borgo di Pagliara. Si gira attorno ad una chiesetta sconsacrata e si effettua un largo giro effettuando il guado di un paio di fossi fino ad uscire su una strada asfaltata poco sotto al borgo di Mercato. Questo paese era appunto un centro commerciale in cui convergevano Umbri, Sabini e Abruzzesi, fino all’Ottocento per vendere e acquistare. Inoltre era il luogo di esercizio delle funzioni religiose.

Possenti mura poligonali a Marmosedio

Da Mercato si procede su una facile carrareccia in direzione Sud/Est. Dopo circa 200 m bisogna abbandonarla e salire a sinistra su un sentiero un po’ meno comodo, fino a raggiungere il borgo di Marmosedio. Si può risalire effettuando tutto il giro della strada asfaltata, oppure prendere una scorciatoia tra le case. Ad una larga curva bisogna individuare il sentiero che sale dritto in direzione Nord verso Fiamignano. Si attraversa la strada asfaltata su cui esce il sentiero proveniente da Marmosedio e ci si trova di fronte ad alcune belle piazze panoramiche. Si sale raggiungendo la via Piedi La Terra che prende il nome dal piccolo vecchio borgo abbandonato. Tra alcune case ristrutturate e un piccolo parco divertimento per bambini, si nota una bella scalinata che sale lungo la via Martelli, a lato di un edificio di recente ristrutturazione, il Palazzo Martelli. Si raggiunge così la via principale di Fiamignano, la via Vittorio Veneto. Giriamo a destra, in direzione del Bar del Poggio e della piazzetta principale del paese. Qui finisce la tappa.

A Fiamignano sorgeva l’antica città equicola di Cliternia, conquistata dai Romani assieme a tutto il territorio degli Equi nel 302 a.C. Tutta la zona era costellata da santuari romani in opera poligonale, databili al II secolo a.C. L’originario nucleo del paese si formò nel secolo IX intorno alla Rocca di Poggio Poponesco, a circa 1 km dall’attuale centro, sorta per la difesa in seguito alle invasioni saracene. Oggi si conservano i resti della Rocca, che sorge su speroni rocciosi del Monte La Serra, sulla cui cima era situata anche la chiesa di Sant’Angelo “In cacumine montis”. Intorno all’alta torre del castello di Poggio Poponesco furono costruite case in pietra a protezione della fortificazione e la chiesa di Santa Maria del Poggio. In seguito alla distruzione del

Murales sui Briganti a Fiamignano

castello la popolazione si riunì in un luogo più basso, dando vita ad un secondo insediamento che ebbe il nome di Fiamignano. Con l’Unità d’Italia si registrò in tutto il Cicolano un’adesione al regno italiano, ma successive sollevazioni di quanti auspicavano un ritorno dei Borboni, placate con l’intervento dell’esercito, dettero vita nella regione al fenomeno del brigantaggio. Alcuni murales girando tra le case di Fiamignano ricordano questi eventi cruenti.

Da Fiamignano si possono facilmente raggiungere una serie di altopiani carsici dotati di laghetti, come l’Aquilente (1167 m), il Piano di Rascino (1142 m) e Cornino (1264 m) e alcune cime come il Monte La Serra (1607 m), il Monte Nuria (1888 m) e il Monte Torrecane (1576 m).

PUNTI D’ACQUA – Fontanile di Colle della Sponga, Mareri, Colle Rosso, Pagliara, Mercato, Marmosedio, Fiamignano.

PUNTI DI INTERESSE – Convento delle Clarisse di Borgo San Pietro, Grotta di Santa Filippa Mareri, Santissima Annunziata, Rocca di Poggio Poponesco, Chiesa della Madonna del Poggio, Chiesa Parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano. Il Lago del Salto e i luoghi naturalistici menzionati.

STRUTTURE PER RISTORO – Mercato: Trattoria Pizzeria da Mario e Rosanna Sfreddafacioli 0746 522006, Fiamignano: Bar Del Poggio via Vittorio Veneto 3 E PERNOTTO – Installazione Fiamignano via Madonna del Poggio 1.


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Tappa 13: Da Fiamignano a Sant’Elpidio

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 200 m, – 350 m.
ALTITUDINE: max 1000 m. ALTITUDINE: min. 630 m.
LUNGHEZZA: Km. 6,7 km
FONDO: Sentiero, sterrato.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 3,0 ore, S-N 3,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

La tappa inizia dalla piazzetta di Fiamignano. Il percorso ufficiale, sempre disponibile, percorre la strada asfaltata, prima via Vittorio Veneto, poi via Domenico Luigini, 1 km esatto. Si arriva ad una stradina a destra, in discesa, via Collemazzolino. Si giunge al cancello di una villetta nel bosco.

Si segue la stradina che scende, via Collemazzolino, fino a raggiungere il borgo omonimo e la sua bella fontana a destra, dotata di acqua freschissima. Si procede tra le case attraversando interamente il borgo, fino a scendere sulla strada SP67. La si segue effettuando la sua prima curva a sinistra, poi la si abbandona scendendo a destra su un sentiero evidente in direzione Sud/Est, verso la Valle di Rocca Randisi Vecchia o Valle Martina.

Ignorando diverse deviazioni, si raggiunge il fondo della valle, dove c’è il guado di un fosso e poco dopo le rovine di una chiesetta dedicata a Sant’Antonio di Padova, ormai invasa dalla vegetazione. Si procede ancora nella stessa direzione fino alla carrareccia di fondo valle, su cui si gira a destra. Sul monte ci sono i ruderi della vecchia Rocca Randisi, distrutta da un terremoto e successivamente ricostruita sulla parte opposta della Valle Martina. Dopo un centinaio di metri di carrareccia si volta a sinistra effettuando su un ponte rotto il facile guado del fosso. Prima di risalire, poco più avanti lungo il fosso c’è una fonte. Basta togliere il tappo di legno e zampilla un’acqua molto fresca.

Si può però percorrere una variante più avventurosa. Dalla piazzetta di Fiamignano si imbocca via XX Settembre e si arriva ad una piazzetta dove c’è la Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano. Di fronte alla Chiesa scende un sentiero piuttosto ripido che raggiunge, effettuando delle curve limitate da alcuni muretti di contenimento, la strada asfaltata sottostante. Si volta a sinistra su asfalto per pochi metri, fino ad un sentiero poco evidente a destra. Si percorre un bosco in lieve pendio in discesa, inizialmente fitto, ma che poi si apre e si raggiunge una seconda strada asfaltata in corrispondenza di un tornante. Senza percorrere il tornante si entra tra un recinto ed un boschetto seguendo la segnatura. Si entra decisamente nel bosco sempre seguendo i segni, mantenendo la direzione verso est, fino ad incrociare una stradina sterrata che scende a destra. Si attraversa la stradina senza scendere e si entra di fronte in un altro boschetto pianeggiante. Seguendo il bordo del boschetto si trova un sentierino a mezza costa che segue il recinto di una villetta e porta alla piazzetta con il cancello di ingresso alla villa, come detto sopra.

Valle Martina, a sinistra le rovine e in fondo la Roccarandisi ricostruita

La risalita inizia in un grande prato, voltando con un largo giro a sinistra e si entra in un bellissimo bosco di castagni, che producono la caratteristica castagna rossa del Cicolano. Occorre risalire il castagneto seguendo attentamente i segni, cercando di non farsi ingannare dalle numerose deviazioni e cercando di tenersi piuttosto sulla destra. In cima alla salita si trova la strada asfaltata SP67 che attraversa Sant’Elpidio ed una caratteristica piazzetta. A destra sulla Provinciale c’è un Crocefisso. La piazzetta costituisce l’ingresso alla Scuola. C’è un Supermercato e di fronte una piccola fontana. C’è un palo del Cammino Naturale dei Parchi, che da qui procede assieme al sentiero E1. La tappa finisce in questa piazzetta.

PUNTI D’ACQUA – Fonte a Collemazzolino, Fonte col tappo a Valle Martina, Fonte a Sant’Elpidio piazza della Scuola.

PUNTI DI INTERESSE – Bellezze naturali dei posti attraversati.

STRUTTURE PER RISTORO E PERNOTTO – Collemazzolino: Ristorante Il Barone 0746 54777, Sant’Elpidio: Bar Clan 0746 39431, Bar Del Corso. B&B “Noi parliamo con le pietre”, 3357745721; Antichi sapori, via delle Fornaci, 3206759683.


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Tappa 14: Da Sant’Elpidio a Corvaro

DIFFICOLTÀ: medio.
DISLIVELLI: + 200 m, – 250 m.
ALTITUDINE: max 1000 m. ALTITUDINE: min. 770 m.
LUNGHEZZA: Km. 13,9 km
FONDO: Sentiero, sterrato.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 4,0 ore, S-N 4,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

Dalla piazzetta davanti all’edificio scolastico e al Supermercato Coal si sale lungo la via Castagneta. Si lascia il borgo di Castagneta a destra e si continua a sinistra passando tra una fonte e una quercia spettacolare. A quota 850 m si gira a destra piegando verso Sud/Ovest. A quota 864 m si incrocia una vecchia via di transumanza che proviene da destra da Torre di Taglio. La seguiamo voltando a sinistra. La si lascia dopo circa 100 m e andando a destra con una salita piuttosto ripida si raggiunge un grande fontanile a quota quasi 1000 m. Qui una larga carrareccia ci porta dopo 300 m di cammino in lieve discesa alle pendici del Monte Fratta (1470 m) dove, all’interno di una boscaglia nelle vicinanze del borgo di Alzano, si trovano i resti di un imponente santuario equicolo.

Questo santuario era articolato in tre terrazze degradanti, delimitate da mura in opera poligonale di II-III maniera, datate tra il III e la fine del II secolo a.C. Tra il primo ed il secondo muraglione si trova la cosiddetta Grotta del Cavaliere, ovvero una fossa cilindrica le cui pareti sono tappezzate da lunghi massi perfettamente regolari disposti verticalmente uno accanto all’altro, come a formare le pareti di un pozzo a pianta circolare, profondo circa 2,60 metri. In prossimità del pozzo vennero rinvenuti degli ex voto anatomici risalenti al III secolo a.C., a dimostrazione di come ci troviamo di fronte ad un luogo di culto. È probabile che si tratti di un pozzo sacro con funzione rituale. Dal sito proviene una piccola epigrafe in marmo con dedica votiva ad Ervaianus, considerata una contrazione di Ercole Vaiano, a cui probabilmente era dedicato questo santuario equicolo. Sappiamo che Ercole era considerata la divinità protettrice dei mandriani, lasciando intendere quindi che la località si trovasse lungo un antico percorso di transumanza. L’epigrafe, oggi al Museo Archeologico Cicolano di Corvaro, si data alla metà del I secolo a.C. Il santuario equicolo di Alzano viene messo in relazione al municipium romano dell’antica Cliternia (Fiamignano).

La denominazione “Cavaliere” si ipotizza sia legata al nome del viaggiatore inglese Edward Sir Cavaliere Dodwell, che ha disegnato questo ed altri reperti archeologici durante i suoi viaggi in Italia intorno al 1830. Nell’estate di questo anno il Dodwell fu colpito, a seguito della fatica e della lunga esposizione al sole, mentre era impegnato nella ricerca delle antiche costruzioni poligonali nel Cicolano, da un malore che fu all’origine di una grave malattia da cui non si sarebbe più ripreso. Morì nel maggio 1832 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Lata in via del Corso a Roma, dove gli fu dedicato un monumento funerario che si può osservare sul lato destro dell’altare.

Lasciate le possenti mura poligonali dell’antico tempio romano, si procede fino ad incrociare a destra la strada asfaltata che va al borgo di Alzano. Si potrebbe entrare a sinistra in uno stretto sentiero tra il piede del monte Fratta ed una recinzione. Purtroppo questo sentiero storico, privato del suo filare di alberi da parte dei boscaioli, si richiude ogni anno a causa di spinosissimi rovi. Si consiglia quindi di procedere sulla via in direzione di Petrignano. Al secondo bivio a sinistra, prima di raggiungere le prime case di Petrignano, si imbocca il sentiero che porta a Colleviati. Qui si volta a sinistra tra le case seguendo la strada asfaltata fino all’incrocio con un’altra strada asfaltata proveniente da Villette e diretta a Collemaggiore. Si attraversa la strada e si prosegue dritti sul sentiero in direzione sud-est. Quando il sentiero volta a destra scendendo, conviene lasciarlo e proseguire dritti fino ad incontrare il cimitero della zona. Dopo pochi metri si volta a destra raggiungendo il piccolo Monastero Benedettino delle Suore di San Paolo in Orthunis, risalente al XII secolo. La struttura religiosa era la principale comunità benedettina del Cicolano, e da questa dipendevano le varie parrocchie della zona. Oggi resta soltanto la chiesa che porta il nome del monastero, con un bellissimo portale, ornato con colonnine lisce e tortili e con una immagine in maiolica del Santo. L’interno, ad una navata, ha subìto nel tempo diverse rielaborazioni.

Castelmenardo

Dal Monastero delle Suore di San Paolo si scende lungo strade piuttosto ripide al paesino di Pagliara. Si abbandona presto la strada del paese e si esce a sinistra tra i campi, procedendo poi in direzione Sud/Est fino alle prime case del caratteristico borgo di Castelmenardo, arroccato alle pendici del Monte San Mauro (1168 m).

Bisogna risalire fino in cima al paese di Castelmenardo per individuare il bellissimo sentiero che scende tra rocce fino al Torrente Apa, il cui guado può a volte in inverno mostrare qualche difficoltà. Superato il guado, si procede tra ampi campi e pascoli fino ad arrivare alla frazione di Santo Stefano. Qui, risalendo la valle tra il Monte
Frontino (1167 m) a sinistra e il Colle La Fossetta (1190 m) a destra si trova una lunga serie di vecchi mulini come la Mola Martorelli, con cui macinavano il grano, prelevando l’acqua copiosissima del torrente Apa mediante una condotta sotterranea.

Per raggiungere Corvaro da Santo Stefano è preferibile salire lungo la strada asfaltata diretta alla Madonna di Malito. Prima di arrivare ad un tornante, troviamo a destra un sentiero che ci permette di raggiungere la parte alta del vecchio borgo abbandonato, da cui poi si potrebbe raggiungere la panoramicissima Rocca o scendere fino ad arrivare alla cosidetta “Fonte Vecchia” nel borgo. Scendendo dalla Fonte Vecchia verso la piana di Corvaro, si incontra la sede del Museo della Riserva Naturale delle Montagne della Duchessa. Si scende infine al centro di Corvaro nella piana omonima (839 m).

Oppure da Santo Stefano si prosegue lungo la strada asfaltata pianeggiante fino ad arrivare al Museo Archeologico Cicolano (MAC), inaugurato nel 2016 a seguito di una campagna di scavi eseguiti nel 1984 nella piana di Corvaro su un tumulo, che custodiva una grande quantità di tombe degli antichi Equi. Questo era un popolo particolarmente bellicoso, erano sempre armati, anche durante il lavoro della terra. Una visita al Museo permette di scoprire le caratteristiche di questo popolo. Furono sconfitti dai romani nel 304 a.C.

Davanti al Museo Archeologico Cicolano lungo la SP24 termina la tappa del sentiero E1.

PUNTI D’ACQUA – Fonte a Castagneta, Fonte a 998 m prima della Grotta del Cavaliere, Fonte a Collemaggiore, Fonte a Castelmenardo, Fonte a Santo Stefano e Fonte a Corvaro.

PUNTI DI INTERESSE – Grotta del Cavaliere di Alzano, Monastero delle Suore di San Paolo in Orthunis a Collemaggiore, borgo di Castelmenardo, Mola Martorelli a Santo Stefano, Museo Archeologico Cicolano, Chiesa di San Francesco, Chiesa Parrocchiale di Santa Maria.

STRUTTURE PER RISTORO – Corvaro: Pizzeria Drago di Silvia Cammisa, via Santo Stefano 38, 339 6474204, Bar Sepio, Ristorante La Rocca, via Cicolana 40, 0746306048; Ristorante La Pergola, via Colonnello E. Costantini 10, 339 6474204; Ristorante Pepe Rosa, via Marsicana 11, 348 5183141; Ristorante Belvedere, via Marsicana 4, 0746 31107; Caffetteria Crema&Cioccolato 320 5638592.

E PERNOTTO – Pagliara: Casabbione, Villa Scancella, Corvaro: Agriturismo L’Anguizzola, via Valle Amara, 345 231 3355, Anselmi Maria 0746 306545, B&B Casalcolle 371 3785365, Albergo La Duchessa 0746 31107.


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Tappa 15: Da Corvaro a Cartore

DIFFICOLTÀ: facile.
DISLIVELLI: + 150 m, – 0 m.
ALTITUDINE: max 950 m. ALTITUDINE: min. 810 m.
LUNGHEZZA: Km. 7,2 km
FONDO: asfalto, sentiero, sterrato.
TEMPO Dl PERCORRENZA: N-S 2,0 ore, S-N 2,0 ore
PERIODO CONSIGLIATO: primavera-estate-autunno-inverno

DESCRIZIONE ITINERARIO

La tappa inizia di fronte all’edificio del Museo Archeologico Cicolano lungo la SP24. Da qui si entra nella piazza dove sta la Chiesa di San Francesco e la si attraversa tutta fino ad uscire nuovamente sulla SP24. Attraversata la strada, si imbocca a sinistra la via Santa Maria e si passa accanto alla vecchia Chiesa transennata, procedendo in via San Rocco, che diventa prima via del Corso e poi via delle Cave. Dopo circa 1 km dalla partenza si trova a sinistra la via San Francesco Vecchio, un po’ in salita tra villini. Si arriva al monastero abbandonato, dietro alla vecchia Chiesa con un bel portale. Proseguendo, la strada asfaltata gira e va abbandonata voltando a sinistra in una mulattiera che conduce ad un passaggio sotto l’autostrada A24.

Dal sottopassaggio la mulattiera procede voltando a destra e raggiunge una strada asfaltata che porta ai Casali di Cartore, un borgo molto bello, in gran parte ristrutturato. Esso è il punto di partenza per le escursioni nella Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa. Offre ristoro e alloggio. Possibile effettuare qui una sosta per esplorare le bellissime montagne della Duchessa risalendo una delle numerose valli (Valle Amara, Vallone di Fua, Val di Teve) che portano in quota al Lago della Duchessa (1802 m), al Monte Morrone (2141 m), al Murolungo (2184 m), al Costone (2238 m).

Il sentiero E1 procede ai piedi di queste montagne giungendo alla Bocca di Teve (987 m di quota), al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Inoltrandosi nel Vallone di Teve per alcuni metri si possono raggiungere i resti di uno dei più grandi complessi archeologici di mura poligonali di tutta la Valle del Salto, andato distrutto, si ipotizza, a causa di un evento catastrofico naturale del passato, alluvione o terremoto. Qui termina il sentiero E1 nel Nord del Lazio. Il sentiero prosegue in Abruzzo a cura del Gruppo Escursionistico del Velino (GEV) di Magliano dei Marsi. Rientra nel Sud del Lazio a Camporotondo.

PUNTI D’ACQUA – Fonte dopo Corvaro, Fonte a Cartore, Fonte a Santa Maria in Valle Porclaneta.

PUNTI DI INTERESSE – Piana di Corvaro, San Francesco Vecchio, Casali di Cartore, Bocca di Teve, Passo Le Forche, Santa Maria in Valle Porclaneta.

PUNTI DI RISTORO E PERNOTTO – Corvaro: Albergo La Duchessa, via Marsicana 4, 074631107; Cartore: Alloggio turistico “La Casa di Eusebio Di Carlo” 327 553 8917, Casali di Cartore 348 981 9343, Villaggio Cartore 340 923 4732, La Sosta del Brigante 340 827 6002, Santa Maria in Valle Porclaneta: Agriturismo “Briciole di” 347 522 0664.


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